Chicco Testa
TORNARE AL NUCLEARE?
Edizioni Einaudi | pp. 113 | € 13,50
Per parlare dell’uso dell’energia nucleare occorre essere chiari, perché i pericoli e le difficoltà connesse a questa fonte energetica sono alti e dare l’impressione di evitare gli aspetti più spinosi della questione solleva paure nel pubblico; Chicco Testa, uno dei fondatori di Legambiente, raccoglie la sfida e si dichiara da subito favorevole. Sempre per chiarezza, occorre dire che Testa non è più nelle fila di Legambiente; a detta sua, l’appartenenza ideologica ha il torto di assegnare una posizione d’ufficio il che, spesso, toglie la possibilità all’analisi dei dati sperimentali. La scelta a favore del nucleare non può essere solo un’opzione ideologica, insiste il nostro. In Italia siamo stati abituati ad identificare l’opzione nucleare alla destra e ai padroni del vapore, mentre l’opzione avversa è essenzialmente di sinistra, di quelli interessati al bene comune. Ma una posizione del genere si mantiene senza tenere conto della realtà più generale della produzione dell’energia nel mondo e delle possibilità effettive delle fonti alternative. Per assurdo, l’opposizione radicale al nucleare, nata negli anni ’70 e realizzatasi nei decenni successivi con il progressivo smantellamento degli impianti esistenti e la messa al bando di nuove proposte operative, ha fatto sì che venisse incentivato l’uso di combustibili fossili; anche questi sono però estremamente inquinanti. La produzione di CO2, il principale responsabile dell’effetto serra, si deve proprio all’uso smodato del petrolio e dei suoi derivati che negli ultimi due decenni ha visto un’impennata, favorita anche dal basso costo. Ora però l’aumento del greggio, dovuto sia alla tensioni politiche internazionali sia a manovre speculative, ha risvegliato l’interesse dei governi per questa fonte di energia. Meglio, nella maggior parte dei paesi industrializzati più avanzati, i famosi G8, l’energia nucleare copre una fetta significativa della produzione di energia elettrica, da questo gruppo è fuori, ovviamente (= ideologicamente), l’Italia.
Chicco testa è un abile retore, bisogna riconoscerlo. Sa mettere gli argomenti e i numeri al posto giusto. Analizza, dati (suoi) alla mano, le possibilità delle varie opzioni energetiche disponibili e le conseguenze dannose di ognuna di esse. Evita con accortezza di approfondire i punti dolenti del nucleare, ovvero lo smaltimento dei rifiuti. La sua conclusione è che nessun paradigma è, da solo, in grado di garantire l’attuale livello di consumi. Alla fine del quindicesimo capitolo la necessità economica del ritorno al nucleare balza agli occhi; ma, retoricamente, al capitolo successivo Testa cambia le carte in tavola. Il fatto che non vi sia una presa di posizione esplicita pro nucleare dimostra, secondo lui, che non vi è il riconoscimento di un vero bisogno, perché riconoscere un bisogno impone una scelta e la scelta è esclusiva. Sembra meglio continuare così, lamentandosi dell’inquinamento, dell’aumento di CO2 nell’aria e della scarsa volontà politica di un cambiamento. Si arriva così all’ultimo capitolo che, da solo, meriterebbe la lettura del libro. Se la risposta alla domanda retorica del titolo è sì, questo sì non può riguardare l’Italia. Testa, sconsolato ma lucido, denuncia l’atteggiamento profondamente anti scientifico che accomuna la larga massa dell’opinione pubblica e chi questa pubblica opinione forma. L’uso del nucleare non è una questione ideologica, è una questione scientifica e se vi fosse un vero interesse al bene comune invece di andare a comprare l’energia elettrica dalle centrali nucleari francesi – tra parentesi la Francia produce l’80% dell’energia elettrica tramite il nucleare – faremmo in modo di produrlo noi. Invece L’Enel è stata costretta, a causa dei risultati del referendum, a bloccare i progetti italiani. Nessuno però dice che, anche se i referendum l’avrebbero impedito, l’Enel partecipa alla gestione di strutture estere coinvolte nel nucleare. Questo è l’esempio classico dell’atteggiamento italiano di fronte alle questioni spinose: va bene cambiare, purché non succeda a casa mia. Conseguentemente a questo, la disponibilità di cervelli interessati alla ricerca nel settore è nel nostro paese in drastico calo e, se mai si tornerà al nucleare, sarà in ritardo.
A oltre quattro secoli dal processo a Galileo la scienza continua ad essere vista come il nemico, e non solo nel settore energetico. Altro che tornare al nucleare. Se va avanti così, si torna all’inquisizione.