Recensione: Dario Ferrari, La ricreazione è finita

Dario Ferrari
LA RICREAZIONE È FINITA

Edizoni Sellerio | pp. 463 | € 16

Il romanzo di cui oggi vi parlo ha una frase di De Gaulle che lo intitola, ma al suo interno ha un’altra frase che forse meglio riassume il percorso del protagonista: al lettore il piacere di scoprirla. Per arrivare a scoprirla però bisogna entrare nella vita di Marcello, un trentenne che vive ancora con la mamma e si barcamena tra lo studio all’università e lavoretti per pagarsi da bere. Marcello è un giovane viareggino con una compagnia di amici storici e una fidanzata, essa pure storica, con la quale prosegue uno stanco rapporto. La mancanza di un’occupazione fissa gli toglie in qualche modo ogni possibilità di avere una prospettiva verso il futuro. Come si descrive egli stesso, Marcello è più uno che reagisce che uno che agisce. Quindi di fronte ai genitori divorziati, che gli chiedono conto del suo status, accampa la possibilità di intraprendere il percorso del dottorato: non sa di avere mosso la pedine che segneranno i suoi tre anni successivi. Le sue ricerche in quei tre anni incroceranno le fantomatiche vicende di un gruppo di estrema sinistra viareggino, La brigata Ravachol, in cui ha militato l’autore al cui studio il suo professore l’ha indirizzato. Questo autore è Tito Sella, quello che possiamo definire un catto-comunista che si troverà ad agire in un gruppo di estremisti che passa dalla goliardata all’azione di forza senza rendersene conto, convinti solo dalla coerenza delle proprie deduzioni. Marcello invece non deduce nulla, non ha lo spirito del rivoluzionario che segue le proprie idee, va avanti a capo chino nella sua ricerca come nella sua relazione con Letizia. Alla fine, quasi per caso, scoprirà qualcosa sia sull’oggetto della sua ricerca sia su Letizia. Il peso della rivelazione finale è però limitato dal suo avvenire in Italia, un paese che è in grado di metabolizzare qualunque sconcezza, qualunque ingiustizia, qualunque impunità. Marcello questo lo sa bene e, sconfitto su quasi tutti i fronti, smette di colpo d’essere giovane e si sente solo incompleto. Si è accorto che la ricreazione è finita.

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