Recensione: Alessandro Piperno, Aria di famiglia

Alessandro Piperno
ARIA DI FAMIGLIA

Edizioni Mondadori | pp. 405 | € 21

Parte bene il nuovo romanzo di Piperno, con l’opposizione manichea tra il nobile protagonista, il professor Sacerdoti, e la bieca alfiera della difesa dei diritti delle minoranze, la professoressa Teresa Ghinassi, che, memore di antiche rivalità, guida una campagna diffamatoria contro l’incauto professore, reo di avere cercato di spiegare ai propri studenti la misoginia di Flaubert. Oggi nemmeno ai geni è concesso uscire dai sentieri del politicamente corretto. Ma dopo questa apertura brillante e attuale, col parlare dello strapotere sulla vita reale dell’irrealtà dei social il nostro mi pare compiere una inversione di marcia, legando in maniera improbabile la vita di Sacerdoti a uno sconosciuto nipote i cui genitori muoiono improvvisamente. Il romanzo si svolge senza scossoni fino al termine, sfoderando l’aria di famiglia del titolo. A metà tra Kramer contro Kramer e il Roth che parla delle famiglie – dimenticavo di dire che Sacerdoti è ebreo e vive a Roma – il romanzo arriva facilmente ma, m’è parso, un po’ stancamente a un finale in cui ogni conflitto, grazie all’implacabile azione del tempo, si compone e risolve, donando quell’happy end che ogni famiglia desidera.
Un romanzo perfetto da lasciare aperto sulla poltrona per riprenderlo alla prima occasione; proprio come una famiglia, sempre lì che ti aspetta.

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