Adelle Waldman, Amori e disamori di Nathaniel P.
Einaudi, pp. 273, euro 17
Traduzione Vincenzo Latronico
La maniera scorrevole con cui la giovane Adelle Waldman analizza la vita affettiva del protagonista, lo scrittore appena più che trentenne Nete, è sorprendente. Le difficoltà che Nate incontra e ha incontrato nei suoi anni di formazione sono passate al setaccio e alla fine, come in ogni lavoro d’analisi ben fatto, Nate ne esce più pulito, più in grado di affrontare la vita matura che gli si prospetta.
Nate vive a New York nell’ambiente degli intellettuali. Sta muovendo i primi passi nell’editoria; collabora a varie testate, scrive recensioni, sopravvive in maniera parca; è ovviamente marxista. Ci vengono narrate le esperienze, affettive ed intellettuali che l’hanno portato fino a noi, al momento in cui lo conosciamo. E’ un ragazzo intelligente, serio ma un po’ goffo nelle relazioni sociali. Ha appena mollato Elisa e sta andando ad una cena alla quale è stato invitato dalla stessa Elisa ; è in ritardo e sulla strada incrocia Juliet, un’altra ex. Entrambe le ragazze sono state mollate perché con loro non si sentiva a suo agio, non era felice. E’ questo l’argomento di fondo attorno a cui si snoda il romanzo: la felicità la si cerca da soli o in coppia? E’ necessaria una complementarietà spirituale o basta un’attrazione fisica? E’ possibile avere solo un po’ delle due cose ed essere felici lo stesso?
Il modo in cui la Waldman affornta queste tematiche è pregevole, oltre che per la scrittura, anche per la capacità che ha la scrittrice di adottare il punto di vista maschile. Non scivola mai nell’intimismo della letteratura di consumo al femminile mantenendo anzi, forse proprio grazie al suo essere altro dal soggetto narrato, una chiarezza descrittiva e analitica notevoli.
Un romanzo in definitiva buono per la sua capacità di contemperare maschile e femminile, unendo la necessità, molto più maschile, di fare l’amore comunque, al bisogno molto più femminile, di farlo solo al momento giusto.