Recensione: Ian McEwan, Solar, Einaudi

Ian McEwan, Solar
Einaudi, pp. 339, euro 13
Traduzione Susanna Basso
     Sono passati i bei tempi quando chi si occupava di scienza era una persona rigorosa e austera. Oggi anche lo scienziato insegue il mito della felicità terrena e quindi non dedica più la sua vita alla causa, ma cerca, come può, di ottenere quelle piccole soddisfazioni che rendono un’esistenza degna d’essere vissuta: secondo la versione commerciale, beninteso. L’imbarazzante Michael Beard, il protagonista di questo romanzo, è un premio nobel per la fisica che, dopo un guizzo giovanile che gli valse appunto il Nobel – una formula che integrava la teoria della relatività, la conflazione Beard-Einstein – sta ora barcamenandosi nel tentativo di restare a galla. L’entusiasmo giovanile è finito, è pure con la quinta moglie, Patrice, non va benissimo. Scoperti i suoi tradimenti, Patrice gli rende la pariglia e si porta a casa l’amante. Il nostro professore, che si credeva esente dalla gelosia, è divorato da questo poco nobile sentimento ma non sa cosa fare. Intanto lavora in un’agenzia statale che si pone lo scopo di fornire energia alternativa alla nazione. Qui conosce il giovane Aldous al quale finisce per rubare le idee per la produzione di elettricità attraverso un utilizzo innovativo dell’energia solare. Da cui Solar.
     Dopo cinque anni lo troviamo alle prese con la sesta moglie, Melissa, alla disperata ricerca di un figlio e con il tentativo di lanciare un’industria attorno alla sua – di Aldous in effetti – intuizione per la produzione di energia elettrica attraverso la fotosintesi artificiale.
     La terza parte vede lo scienziato avvicinarsi prodigiosamente all’obiettivo ma, come tutti i cattivi, alla fine paga le sue malefatte.
     Un buon romanzo, tutto sommato, meglio del precedente, orribile Chesil Beach. La lente d’ingrandimento centrata esclusivamente sui processi mentali dell’ingordo premio Nobel, che alla fine giunge ad un’imbarazzante rotondità da americano-papatine-fritte-e-coca-cola, è impietosa e divertente. La caricatura dello scienziato che si crede Dio, che crede con il proprio lavoro di salvare l’umanità, è perfetta. Egualmente da segnalare è la parodia del Fisico affermato secondo le convenzioni del mondo dei fisici. I fisici hanno bisogno di una donna che stia a casa e renda la vita familiare un rifugio sicuro; Einstein pare abbia divorziato dalla prima moglie perché non troppo dedita alla cura della casa, come invece farà la seconda moglie, Elsa, che lo accompagnerà per il resto della vita. Allo stesso modo Beard molla una donna dopo l’altra alla ricerca della gratificazione sessuale costante, non cercando altro in una donna, visto che la sua mente è occupata con il lavoro per il tempo restante.
     La mancanza di disciplina nella vita privata è una pecca che nemmeno il ricorso all’energia ‘pulita’ del sole potrà ovviare. Se volessimo cercare un messaggio in questo romanzo – ma i romanzi non hanno messaggi, si badi bene – potremmo accontentarci di questo.

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