Recensioni: Paul Murray, Skippy muore, ISBN

Paul Murray, Skippy muore
ISBN, pp. 813, euro 16
Traduzione Beniamino R. Ambrosi

Questo libro non diventerà mai un best seller. I motivi che – nell’immediato ovviamente, perché nessuno sa la strada che prenderanno in futuro le masse, se saranno mai attirate dalla Cultura – impediranno a questo ottimo libro di essere letto da un numero consistente di persone li elenco di seguito:

1, Il libro ha più di 312 pagine, limite che dalle ultime ricerche di mercato pare essere la soglia cui si ferma il Lettore di Best Seller (LBS);

2, Il libro finisce male, e c’è un sacco di dolore che tutti subiscono in maniera assolutamente immeritata. LBS non riesce a sopportare che il dolore non conduca ad una redenzione. Animato dal sentire cattolico della vita, LBS accetta il dolore come parte necessaria della vita ma, in quanto secolarizzato, vuole che qui vi sia, subito, la ricompensa al dolore subìto

3, Non vi è possibilità d’identificazione con i personaggi, componente fondamentale perché a LBS un libro piaccia. Quelli per cui si potrebbe parteggiare sono anche meschini e finiscono male: quelli antipatici, che potrebbero favorire l’identificazione dell’ LBS carogna – e ce n’è – finiscono male pure loro.

4, I personaggi/protagonisti sono tanti, ciascuno con una sua psicologia e personalità; iLSB in media legge libri con tre personaggi (lui, lei, l’altro/l’altra). Se se ne aggiungono altri, qualcuno deve morire per permettere la gestione delle informazioni.

Già l’inizio. Il soggetto del titolo realizza il titolo. Skippy, studente di una scuola superiore cattolica irlandese, muore durante una gara di ciambelle – chi ne mangia di più – con il suo amico Ruprecht, il ciccione. Fine del preambolo, indietro nel tempo. E’ l’inizio dell’anno scolastico e siamo portati per mano a conoscere i tre gruppi protagonisti della storia. Ci sono i ragazzi della seconda – Skippy, Ruprecht e tanti altri – i ragazzi e le ragazze delle classi superiori – in particolare Carl lo spacciatore e Lori la modella – e gli insegnanti – su tutti Howard e il vicario del preside, detto l’Automa.

Le prime due parti ci conducono fino all’insensata morte di Skippy, morte che nella terza parte verrà neutralizzata, e quindi privata di ogni senso come in effetti deve essere: la morte non conduce a niente. Tutti i personaggi sono alla ricerca di una destinazione sensata ma nessuno la trova. Solo l’Automa alla fine raggiunge il suo scopo, ma l’automa, in quanto macchina il significato delle cose non lo concepisce: lui raggiunge dei risultati.

Oltre alla scrittura magistrale, perfetta e calibrata che tiene il lettore all’erta per oltre 800 pagine, cosa non facile, segnalo gli echi di Joyce che percorrono tutto il romanzo. Dal Ritratto dell’artista da giovane – Irlanda e scuole cattoliche – alla morte per amore dell’ultimo racconto dei Dubliners, il libro di Paul Murray ha le carte in regola per entrare a far parte del canone letterario.

Skippy muore, la letteratura no.

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