Tom Robbins, Feroci invalidi di ritorno dai paesi caldi, Baldini e Castoldi

Tom Robbins, Feroci invalidi di ritorno dai paesi caldi

Baldini & Castoldi, pp. 487, euro 11.60

Traduzione Hilia Brinis

 

“Più pubblicità vedo, meno ho voglia di comprare.” Questa citazione ed il fatto che Switters sa nominare l’organo sessuale femminile in 71 lingue diverse, dovrebbe incuriosire il lettore.

 

E sarebbe una curiosità ben riposta.

 

Switters è un agente della CIA che, per soddisfare un desiderio di sua nonna, si fa una vacanza in amazzonia. Qui conosce un antropologo inglese e resta colpito da una maledizione.

Chi viola la maledizione dello stregone muore, come l’antropologo che ne aveva ricevuta una simile. A causa della maledizione Switters deve trasferirsi su una sedia a rotelle dalla quale conduce una lotta che oppone angeli e cowboy, le due anime della CIA. I cowboy sono privi delle caratteristiche che rendono le persone piacevoli per gli altri esseri umani, ovvero Senso dell’umorismo Immaginazione Erotismo Spiritualità Insubordinazione e Senso estetico. Privi di questi elementi i cowboy sono l’anello di congiunzione tra l’animale  e l’uomo.

Cacciato dall’agenzia che non sa che farsene di un invalido, Switters si troverà in medio oriente a trasportare merci – ricordiamo che è su una sedia a rotelle – per aiutare i curdi. Da una carovana di nomadi – dove gli erano state offerte le tre figlie del capo – ad un convento di clausura – in cui si innamora di una suora – il passo è breve. La lotta si estenderà al vaticano, struttura vicina alla CIA per quanto riguarda la mancanza della piacevolezza per il resto del genere umano.

 

Libro molto denso e scritto bene, zeppo di filosofia applicata e citazioni al Finnegans Wake (Switters è socio dell’NRUC, Non Ricordo Un Cazzo, club di Bangkok i cui soci discettano amabilmente della proprietà linguistiche dell’incompiuto di Joyce), questo feroci invalidi offre al lettore ore di intrattenimento chiedendogli solo di sopportare un po’ di machismo yankee, atteggiamento nei confronti della vita che è comunque da preferire a molta riflessività ombelicale di nomi acclamati dalla critica come nuove, e meno nuove, speranze della letteratura. Questo romanzo è per chi ama autori “i cui scritti siano un’estensione del loro intelletto piuttosto che delle loro nevrosi.”

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