Recensione: Michael Dahlie, Guida per gentiluomini all’arte di vivere con eleganza, Nutrimenti

Recensione

Michael Dahlie, Guida per gentiluomini all’arte di vivere con eleganza
Nutrimenti, pp. 269, euro 17
Traduzione Marco Bertoli

     Arthur viene subito lasciato dalla moglie. Rebecca, che non lo sopporta da anni, ha alla fine trovato il coraggio di dirglielo, di dirgli che lui è una persona misera e noiosa, che con lui non si diverte e che la maggior parte delle persone che come coppia frequentano la pensa così. Non sono cose belle da sentirsi dire alla soglia dei sessant’anni e così il povero Arthur precipita in un periodo di estrema incertezza riguardo il proprio ruolo nella società. Sì, sembrerà esagerato, ma qui si parla di uno che frequenta i quartieri alti di New York, uno di quelli che non deve alzarsi alle 7.00 per andare a lavorare, uno che, anche se la ditta di famiglia è fallita, per colpa sua, pare, non deve certo tirare la cinghia. Il problema di Arthur non è non avere i soldi per comprare pane e mortadella, è non essere sicuro di quale immagine di sé proietta sul mondo esterno.
     Tra le altre beghe che gli capitano, Arthur deve curarsi anche del suo ruolo all’interno di un gruppo molto esclusivo, i Fly Casters, proprietari di un lotto di terreno sulle montagne dietro New York in cui i nostri dodici soci, tutti soci per diritto ereditario si badi bene (niente pane e mortadella), vanno a fare la pesca alla mosca, bere birra e mangiare costate con patate. Già, perché una sera, nel tentativo di sedurre una vedova che sembra molto attratta da lui, Arthur la introduce illegalmente nella tenuta – il regolamento dei Fly Casters esclude la possibilità che estranei non invitati si possano introdurre nei terreni di loro proprietà – e, chiaramente distratto da altri richiami, non si accorge che un incendio stava sviluppandosi sul tetto. Risultato, casa semidistrutta e Arthur espulso dal gruppo
     Ora è tutto a rotoli nella vita di Arthur, o quasi. Ma lui, da perfetto gentleman qual è, non si lascia scoraggiare e, benché in diversi episodi, prima in Europa e poi di ritorno in America, si dimostri un po’ troppo senza spina dorsale, un vero mollaccione, uno che si lascia trasportare dalla corrente, uno che lascia che siano gli altri a scegliere al posto suo –  alla fine riesce a dimostrarsi vincitore sia nei confronti dei Fly Casters – che alla fine molto poco signorilmente lo rivogliono indietro per via dei soldi che il suo ricchissimo figlio ha promesso per il rifacimento della tenuta – sia nei confronti della ex moglie Rebecca.
     Un buon romanzo, tutto sommato, a tratti divertente e dotato di una certa capacità analitica nei confronti delle reazioni umane alle sventure. E’ pur vero che si tratta delle reazioni di un gentleman, di uno che non deve confrontarsi tutti i momenti con la succitata questione (pane e mortadella) perché ha troppi soldi perché le questioni materiali lo possano davvero impensierire. Alla fine quindi un romanzo buono ma freddo, scritto con molto mestiere da un professore universitario che tiene corsi di scrittura creativa, che altro non è che una guida per gentiluomini all’arte di scrivere con eleganza.

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