Recensione: Philp Roth, La contro vita, Einaudi

 
Philp Roth, La contro vita
Einaudi, pp. 393, euro 21
traduzione Vincenzo Mantovani
 
Chi avesse già letto alcuni dei libri della notevole bibliografia di Roth non faticherà a muoversi tra le tematiche risollevate in questo gradevole libro; la morte del fratello, la lotta tra ebrei e arabi, l’odio verso gli ebrei dei cristiani e la bellezza. Tutte tematiche già entrate nei libri di Roth che in questo si trovano insieme fornendo come risultato un libro gradevole come dicevo, ma che potrebbe risultare ostico per chi non conoscesse le premesse.
Che poi sono le premesse comuni a tutti i grandi, ovvero la morte, le donne, la fama. Nel primo capitolo, Henry, il fratello di Nathan Zuckerman, muore; nel secondo, torna in vita e Nathan va a cercarlo in Israele, dove si è trasferito in preda alla mania religiosa. Il terzo capitolo è un gradevole e divertente intermezzo in cui Nathan viene suo malgrado coinvolto in un dirottamento aereo che ha esiti ridicoli; nel quarto torniamo alle tematiche fondamentali e l’invidia di Henry per il successo e la posizione di Nathan escono in piena luce in occasione del funerale del fratello, morto per l’operazione che nel primo capitolo aveva fatto morire Henry. L’ultimo capitolo è dedicato al rapporto con la shiksa Maria, la giovane sposa dell’invalido Nathan.
Si può forse capire, da questo disordinato elenco, che Roth in questo libro svolge una specie di analisi di se stesso, una specie di resoconto dettagliato e, talvolta, auto compiaciuto, della propria posizione in rapporto al mondo e agli altri. Non ha molto senso entrare nei dettagli, anche perché i dettagli sono spesso offuscati dalla capacità dello scrittore di mettere in luce il perché le cose accadono. Ed è questo secondo me, il motivo per cui vale sempre la pena di leggere questo grande scrittore. Nulla accade per caso. Se cambiano le premesse, seguendo un filo logico, si possono sviluppare delle alternative, delle contro-vite. Sta all’autore/lettore porsi nella posizione giusta per dialogare con tutte queste possibilità per ricavare, dalla loro contraddizione, un senso possibile.
La controvita è il senso diverso che ogni cosa assumerebbe per ciascuno se si variassero, anche di poco, le premesse di partenza; e non sarebbe comunque un controsenso.

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