Peter Sloterdick, Devi cambiare la tua vita, Cortina

Peter Sloterdick, Devi cambiare la tua vita
Cortina, pp. 556, euro 36
Traduzione Stefano Franchini
 
Anche se le dimensioni, fisiche e metafisiche, del libro lascerebbero supporre la necessità di una recensione chilometrica, la mia analisi si limiterà all’essenziale perché, di fatto, questo libro non è altro che la ripetizione colta di cose già dette. In particolare, basterebbe leggere Nietzsche per trovare, dette meglio, le stesse cose che si trovano qua. Il buon Sloterdick mi sembra compiere un passo indietro rispetto al chiarissimo e convincente “Mondo dentro il capitale” di tanti anni fa. Sostituisce infatti all’analisi della realtà storica divenuta l’analisi dei compiti individuali rispetto a questo divenuto, riducendo così la filosofia ad un’esortazione moralistica e non, come dovrebbe essere, alla disposizione di una migliore chiave attraverso la quale leggere il mondo.
A metà libro troviamo la frase che può chiarirlo tutto: “In tal modo si delinea innanzi ai nostri occhi un concetto di etica, al centro del quale non vi sono valori, norme e imperativi, ma orientamenti elementari nel campo dell’esistenza. (…). Per questo l’etica è la teoria delle aperture e commozioni primarie, e quindi la Scienza Prima. Le cose prime non sono datità, ma linee tendenziali tra estremi: appesantimenti, alleggerimenti, restringimenti, ampliamenti, propensioni, avversioni, abbassamenti, sollevamenti. In quanto matrici di quegli stati d’animo o di quelle tonalità emotive che Heidegger scoprì sul piano filosofico, esse costituiscono un complesso di spiegazioni e orientamenti prelogici, al quale sono incardinati i riferimenti logici, oggettivi e valutativi del mondo” (pp. 198-199). L’etica come scienza prima, quindi. Ciò varrebbe se l’uomo esistesse in un mondo non fisico bensì metafisico, il che non è. Il richiamo ad una dimensione prelogica non è altro che il tentativo di dare un fondamento estetico in senso kantiano ad una teoria della prassi. Se l’etica ha un fondamento prelogico ovvero sensoriale cade la possibilità di analizzare i comportamenti individuali perché l’etica viene a dipendere dalla struttura percettiva dell’individuo e non, come voleva l’illuminismo, da una scelta consapevole per il bene comune. Del resto l’etica che propone Sloterdick, sulla scia di Nietzsche, è uno strumento per il singolo che, a suo dire, deve elevarsi dalla banalità della vita corrente attraverso l’applicazione di una condotta ascetica. Per confermare questa prospettiva Sloterdick ci conduce negli scritti, oltre che di Nietzsche, di quelli che sono secondo lui i suoi grandi apostoli: Wittgenstein, Cioran, Foucault, con un paio di divertenti e  documentate incursioni in aspetti secondari della cultura del XX secolo come Ron Hubbard, il padre di Scientology, e dello sconosciuto Hans Wurtz (cfr. pp. 103 sgg.).
“Definisco esercizio ogni operazione mediante la quale la qualificazione di chi agisce viene mantenuta e migliorata in vista della successiva esecuzione della medesima operazione, anche qualora essa non venga dichiarata esercizio. (…). La nostra impresa consiste niente meno che nell’introdurre un linguaggio alternativo, e insieme a esso un’altra ottica, rispetto a un gruppo di fenomeni che la tradizione soleva definire con espressioni quali spiritualità, devozione, morale, etica e ascesi” (p. 7). Attraverso l’esercizio il singolo compie una sua elevazione verticale che lo allontana dal comportamento della massa. La verticalità, la tendenza verso l’alto, è secondo Sloterdick la dimensione principale con cui leggere lo sviluppo delle idee dell’occidente. Oggi la tendenza all’ascesi non è più mascherabile attraverso la cortina della religione, perché l’ascesi diventa in sé una necessità per distinguersi, indipendentemente dal fatto di credere o meno in un senso ultraterreno della rinuncia a qualcosa. Attraverso l’esercizio del proprio organismo a compiere determinate azioni, l’individuo si forma. Sloterdick definisce il suo libro un manuale di antropotecnica.
Come dicevo all’inizio comunque, tutte queste considerazioni relative all’antropotecnica le aveva già fatte Nietzsche, con ben diverso stile e passione, più di un secolo fa e nulla apporta al discorso il rilevare le stesse considerazioni in autori successivi. Il punto è che in Nietzsche albergavano due tendenze contrapposte e non componibili, ovvero una natura sostanzialmente stoica in una ragione potenzialmente vitalistica, progressista. Tutte le considerazioni che si possono fare sulle condotte da mettere in campo per costruire un Sé in grado di godere il mondo senza farsene schiacciare non rimandano ad altro che a questo, alla necessità di fondere vitalismo e stoicismo. Nessuno degli autori commentati e portati ad esempio da Sloterdick mi paiono grossi modelli del successo ottenuto a realizzare questa fusione perché in essi alla fine si è sempre dimostrata vincente una delle due componenti.
Allora occorre stare attenti alla seduzione che sia possibile costruire qualunque cosa, anche un corpo morale. Non vi è un’antropotecnica possibile secondo questa prospettiva proprio perché le sue componenti sono prelogiche, ovvero sono datità. Incitare ad un’antropotecnica in questi termini rischia di condurre a lavorare sul nulla. Sloterdick mi pare cadere nelle condotte da lui stigmatizzate nei suoi libri precedenti come condotte autoimmuni, ovvero come condotte prive di conseguenze per i soggetti agenti. In altre parole: prova a costruirti come soggetto etico, se non riesci non ti preoccupare, non hai i requisiti prelogici per farlo.
Piuttosto che preoccuparsi di insegnare agli altri come costruirsi come soggetti etici, come superuomini nicciani, mi pare più utile che chi ne ha le capacità e le possibilità tenti di spiegare urbis et orbis come la tecnica possa anche impedire e non solo facilitare il nostro essere uomini. Questo si ottiene attraverso un confronto delle idee e non, come pare suggerire Sloterdick, attraverso una prassi individuale. Ne consegue che l’etica è la Scienza Ultima, conseguenza di una specifica disposizione verso il mondo e di uno specifico corpus di idee su questo mondo.
Prima di cambiare la tua vita, devi cambiare le idee su come puoi vivere.

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