Kari Hotakain, Via della trincea

Kari Hotakain, Via della trincea

Iperborea, pp. 348, euro 16

Traduzione Nicola Rainò

Il finlandese Kari Hotakainen riesce con il suo secondo romanzo edito in Italia – il precedente Colpi al cuore aveva già trovato una buona accoglienza – a raggiungere lo scopo che ogni scrittore dovrebbe prefiggersi: farsi leggere favorendo un po’ di riflessione.

Appena finito questo particolarissimo Via della trincea, ho preso in mano la copia pilota gentilmente inviatami dalla casa editrice dell’ultimo, atteso, libro di uno dei nomi noti della letteratura italiana (sto parlando della scorsa estate); gli ho dedicato quasi due ore di lettura, prima di saltare alla fine, per vedere cosa succede e consegnarlo all’oblio. Tra i punti che avvantaggiano Hotakainen sull’omologo italiano, spicca la distanza da qualunque tentativo di arruffianarsi il lettore; mentre l’italiano adotta una tecnica narrativa elementare attenta ai bisogni di linearità e conferma dell’immaginario televisivo splatter contrapponendo due filoni narrativi che alla fine si uniscono, il finlandese produce un romanzo corale in cui vi è scarsa preoccupazione del bisogno commerciale di compiacere il lettore. Il protagonista e io narrante principale, Matti, è stato lasciato da moglie e figlia e, per recuperarle, si getta nell’improba impresa di acquistare casa (improba per chi non ha soldi e/o amicizie importanti), la casa dei sogni della moglie. In breve però, entrano nella storia altri personaggi, che contribuiscono a creare un quadro chiaro della realtà sociale di un paese da noi tanto lontano quanto la Finlandia, ma non per questo meno interessante.

L’analisi che Matti fa dei proprietari di ville e villette è spietata, e serve a contrapporre in maniera decisa uno stile di vita ideale – e quindi falso – a uno reale, incarnato dal proprietario della villa che alla fine Matti tenterà di comprare. Costui, Taisto (in finlandese battaglia), rappresenta il punto d’arrivo di un Matti che lentamente, un po’ per la mancanza della famiglia un po’ per le condizioni di vita cui si sottopone per recuperarla, scivola nella follia. Il tentativo di aggrapparsi alla realtà di Matti vale bene la battaglia che ingaggia contro i falsi proprietari delle villette e contro lo stesso Taisto, in fin dei conti; la sua sconfitta – benché alla fine molti personaggi, non proprietari di villette, gli riconoscano un grado di umanità particolare – è quella di chi, ancora umano, esce sconfitto dalla lotta a muso aperto con i diritti dei proprietari.

Il minor successo di vendite di questo libro, nel natale appena trascorso, rispetto al nome noto italiano, è un chiaro segno di come l’umano sia ormai, a livello generale, stato sconfitto nella battaglia contro l’artificiale. Dato però che si tratta di una guerra senza fine, possiamo prenderci una pausa e leggerci questo bel romanzo nell’artificiale tranquillità della nostra trincea

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *