Nicola Armaroli – Vincenzo Balzani, Energia per l’astronave terra, Zanichelli

Nicola Armaroli – Vincenzo Balzani, Energia per l’astronave terra
Zanichelli, pp. 14, euro 11.50

La questione dell’approvvigionamento dell’energia per fare funzionare ‘le cose’ è uno dei più spinosi cui si trova di fronte la nostra civiltà tecnologica. In effetti la nostra civiltà senza ‘le cose’ non esisterebbe nemmeno; abbiamo ormai perso la possibilità – c’è mai stata? – di essere uomini senza la tecnologia che ci permette di vivere.

Questa tecnologia si basa essenzialmente sul petrolio. Dal petrolio ricaviamo la plastica che compone gran parte degli oggetti d’uso quotidiano, l’energia che sposta le macchine, e, in larga misura, ci permette di accendere gli elettrodomestici che rendono vivere in Italia notevolmente meno difficile che vivere in, ad esempio, Eritrea. In Eritrea il sistema industriale è meno avanzato, meno in grado di assistere l’individuo nelle sue mansioni. Questa assistenza, fornita dalle macchine, ha un costo, in termini di territorio utilizzato per produrre e smaltire i beni ausiliari. Da valutazioni ufficiali, il territorio che ogni individuo al mondo può occupare in maniera sostenibile per il pianeta è pari a 1.8 ettari: il cittadino eritreo occupa, stanti i consumi del suo paese, 0.7 ettari. L’italiano ne occupa 4.2.

Questo è solo uno degli esempi che il libro riporta. Il tema dominante del volume, oltre a domandarsi dove reperire questa energia, è la problematicità del continuare a consumare ai livelli attuali. Tutte le fonti alternative di energia sono analizzate in maniera rapida ma non banale, per fornire al lettore un’idea delle possibilità e dei rischi che ogni fonte comporta. Come tutti sappiamo, l’unica fonte pressoché esente da rischi è il solare, mentre il nucleare riceve una ferma opposizione. Per tornare alla questione della collocazione degli scarti, basti pensare che il sito di Yucca Mountains che gli americani stanno pensando da circa trent’anni di approntare all’uopo, e che forse riusciranno a finire fra sette, all’inaugurazione avrà da raccogliere scarti di lavorazione già accedenti le sue capacità di assorbimento.

Oltre al solare, si parla in maniera molto positiva di eolico e geotermico, unico campo questo nel quale l’Italia riesce ad avere un qualche rilevanza mondiale. La nostra produzione di energia da geotermico è infatti pari all’8% della produzione mondiale; per quanto riguarda l’eolico invece siamo sette volte sotto la potenza installata in Spagna. Potremmo produrre l’energia elettrica necessaria al fabbisogno nazionale coprendo di pannelli fotovoltaici una superficie pari alla provincia di Piacenza.

Questo libro non nasconde i problemi cui la nostra civiltà dovrà rapportarsi nei prossimi anni. Emerge chiaramente che non c’è un’unica soluzione a questi problemi ma più strade che occorre provare a percorrere. Ognuna di esse darà il suo contributo, ma non è saggio far finta che un’astronave che consuma ogni secondo 159.000 litri di benzina e 79.000 metri cubi di gas (in un anno ci sono 31.556.926 secondi) possa continuare così ancora a lungo.

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