Recensioni: Gioacchino Criaco, Zefira, Rubettino.

Gioacchino Criaco, Zefira
Rubettino, pp. 178, euro 14.

I libri appartenenti al genere noire, per la loro schematicità. si prestano spesso ad una duplice lettura. Dal punto di vista letterario, risultano rilassanti per la scrittura; dal punto di vista del contenuto strictu sensu – la storia – possono suscitare una certa inquietudine. Il problema, per i noire ambientati in Italia, sta nel fatto che da noi è difficile introdurre nella storia l’epicità che è necessaria perché un romanzo rimanga in tensione e quindi l’inquietudine, la suspance è del tutto relativa. La trama della finzione è troppo visibile; il problema si presenta, seppure con mutate caratteristiche, anche nella letteratura straniera. E’ come se, nello scrivere un romanzo che parla della realtà, lo scrittore italiano sentisse il bisogno di incorporare nei fatti che descrive, che possono anche essere cruenti, l’idea dell’Italia che è possibile sposare in base alla pubblicistica. Siamo tutti amici in fin dei conti quindi scontriamoci, sì, ma che muoiano solo quelli che è giusto e legittimo che muoiano, e lasciamo che i restanti mandino avanti le cose come sempre; riassumendo, è tutto un magna magna.

Gioacchino Criaco non si scosta da questi clichè e la storia che ambienta a Zefira – indefinita città della Calabria – si lascia leggere senza entusiasmare. C’è il commissario milanese, Luca Rustici, che scende a Zefira per sfuggire ad una vita deludente. Dopo pochi mesi di routine viene ucciso il sindaco Orsini, apparentemente intoccabile ed integerrima persona. Le indagine porteranno a svelare il sistema di potere occulto retto dalla moglie di Orsini. In queste indagini Rustici è affiancato dal commissario Manti che con una sbalorditiva, e sospetta, conoscenza delle cose delle cosche conduce il commissario a svelare che dietro l’omicidio eccellente, non giustificato dalla pace che vige in città tra le due bande principali, è nascosto un fatto di sangue risalente al nazismo e un reato di pedofilia.

Tutti elementi già visti quindi, ma messi insieme con abilità ed una certa capacità di narrare – mentre indaga Rustici riesce a sposarsi e a piazzare mangiate e sbronze colossali – tali da rendere il libro un piacevole svago; la mancanza di una densità drammatica ci consiglia però di collocare il libro più che nel genere noire nelle commedie di costume, una specie di Natale in casa Cupiello: ma coi morti ammazzati.

Regione che vai, usanza che trovi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *