T. Coreghessan Boyle, Identità rubate, Einaudi.

T. Coreghessan Boyle, Identità rubate
Einaudi, pp. 383, euro 22
traduzione Marilia Strazzeri
titolo originale Talk Talk

Questo romanzo è un thriller e, come la maggioranza dei thriller, è scritto in maniera lineare. Questo è sia un pregio sia un difetto. Il pregio, se tale lo vogliamo definire ché è solo commerciale e quindi

non è un pregio in senso proprio, è l’estrema fruibilità del prodotto; il difetto sta nel fatto che, dato che è una caratteristica comune a tutti questi libri, dopo che se ne sono letti un po’ non c’è più niente di nuovo. Questo non è uno di quei libri che ti tengono avvinto perché non sai cosa succederà la pagina dopo, anzi; il motivo per cui è comunque necessario arrivare alla fine non è il disvelamento di chissà quale sorpresa , ma l’interesse per scoprire l’intento dello scrittore, se ce n’è uno. Va precisato infatti che la maggior parte dei thriller sono scritti senza intento, con il solo scopo di fornire al lettore un prodotto di facile consumo, con personaggi e situazioni standard, colpi di scena da far ridere i polli e finali prevedibili. Nel caso di questo libro invece, situazioni e personaggi sono insoliti e non ci sono veri e propri colpi di scena; da ciò segue un finale logico e prevedibile. Credo quindi si possa intuire un proposito dello scrittore, che si svela attraverso la costruzione dei tre personaggi che animano la vicenda; ma andiamo con ordine.

 

Alex Bridger, insegnante presso un college della California, viene fermata da una pattuglia per essere passata con il rosso. Capita. Con la sua voce innaturale – Alex è sordomuta – cerca di far capire all’agente la sua fretta ma, al controllo dei documenti, risultano pendenze a suo carico; scattano le manette. Il fine settimana trascorso in prigione, mentre Bridger, il suo fidanzato, cerca di liberarla, spalanca sotto i piedi di Alex una voragine di insicurezza. Scopre infatti che la sua identità è stata ‘rubata’. Un Alex Bridger che non è lei ha commesso reati in altri stati ed ha contratto debiti con le sue carte di credito. La polizia le fornisce un identikit del ladro d’identità ma si dichiara non disponibile a rintracciarlo, trattandosi di un reato minore. Alex e Bridger, che lavora al computer sugli effetti speciali dei film, partono alla ricerca dell’usurpatore. Costui si chiama Peck Wilson e vive anche lui, sotto mentite spoglie, in California con la compagna Natalia e la sua bambina; vive con frodi telematiche.

La ricerca del malvivente condurrà la nostra coppia attraverso tutta l’America fino a New York e a Peterskill, una piccola cittadina vicino alla grande mela, dove Peck-Alex è stato bambino e dove, con la prevedibile ottusità dei malviventi, torna alla ricerca del tempo perduto.

Il finale, l’incontro dei due Alex lei-lui, non è cruento, è come una restituzione, un passaggio di consegne; l’Alex fittizio scompare restituita l’identità, lui che ha sempre detestato il suo nome; ma anche la Alex originale, che l’ha costruita con tanta caparbietà, deve cambiarla, come fosse stata usurata dalla rincorsa. Solo Bridger resta nella sua posizione ma, dato che era funzionale ad Alex, il suo mutamento cambia anche lui.

Identità liquide?

 

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