Millard Kaufman, Molto lontano dal paradiso, Baldini Castoldi Dalai

Millard Kaufman, Molto lontano dal paradiso

Titolo originale Bowl of Cherries

Baldini Castaldi Dalai, pp. 408, euro 19

Traduzione Marta Matteini

 

All’inizio questo romanzo è come se cercasse di tenere lontano da sé il lettore, perché la storia sembra totalmente assurda. Il protagonista infatti viene affidato ancora minorenne ad una scuola privata perché il padre ha lasciato il tetto coniugale e la madre vuole andare a cercare se stessa in una specie di ashram in California. Vabbé, siamo in America, il grande paese, cose del genere possono succedere. Però, la vita di questo giovanotto, Judd per la cronaca, appare insensata, una specie di Bukowsky minorenne; e dato che Bukowsky è poco interessante anche da adulto figuratevi da ragazzo, e questo bel romanzo stava per finire nella pigna degli esclusi. Ma ho resistito alla poca voglia di continuare e sono stato ripagato. Judd a scuola dimostra doti eccezionali – anche se non specificate, ma a tutti visibili – e questo gli vale l’ammissione ad un gruppo di ricerca molto particolare, quello del professor Chatterton e qui, evento degli eventi, conosce la pulcherrima di lui figlia, Valerie, e se ne innamora perdutamente.

L’amore, si sa, è la ruota che fa girare il mondo. Pur prendendo per quello che è questa banalizzazione da romanzo rosa del romanticismo, so però che in molti romanzi, in quasi tutti in effetti, se non c’è passione non c’è motivo di proseguire. Ma quando Judd si trova a dover combattere contro il bellissimo fidanzato di Val per prenderne il posto siamo tutti dalla sua parte, e quando ha cacciato lo sciocco e vanesio Derek, lo seguiamo volentieri nello spostamento che tutta la combriccola riunita attorno a questo stravagante professore decide di fare verso il reame di Assuma, regione immaginaria dell’Iraq.

Ad Assuma in effetti si svolge tutta la vicenda, ché ci viene raccontata da un Judd recluso nelle carceri del paese in attesa della sua condanna a morte. La condanna è dovuta a motivi tanto contorti che solo la lettura li potrà chiarire. Dico solo che Mr. Grady, uno degli studiosi che faceva parte del gruppo del professor Chatterton, è in effetti un agente del governo americano – più o meno – che vuole carpire la sostanza segreta che permette agli assamani, un popolo di costumi estremamente arcaici, di costruire palazzi giganteschi e resistentissimi usando, come ingrediente principale…

La merda.

Già, proprio lei, la puzzolente merda. Per ottenere la sostanza miracolosa che consente di usare la merda come fosse calcestruzzo Grady farà di tutto, anche costruire un reattore nucleare per l’ala modernista del governo, capeggiata dal figlio del re. Intanto il gruppo di Chatterton sta proseguendo con i suoi esperimenti per ritrovare la perduta sapienza che consente all’uomo di spostare la materia con il suono. Mettete insieme tutto questo – America, merda, esoterismo, nucleare – e avrete più o meno il quadro metaforico della situazione del mondo.

La complessità del romanzo è innegabile ed è tanto più stupefacente vedere come tutti i fili narrativi vengano mantenuti saldi e coerenti – riesce ad introdurre il padre perduto di Judd a cinquanta pagine dalla fine – se si pensa che l’autore del libro ha iniziato a scriverlo alla bella età di ottantasei (86) anni suonati, e l’ha pubblicato allo scoccare del novantesimo.

Un bel soggetto, il signor Kaufman.

p.s.

 

Appena pubblicato il libro in Italia, è giunta la notizia della morte dell’autore. Spiace, soprattutto dopo aver finito il libro. Per ricordarlo, date un’occhiata all’immagine che segue:

 

http://nymag.com/daily/entertainment/2007/10/01/images/millard.jpg

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *