Per Olov Enquist, Il medico di corte, Iperborea (ora anche feltrinelli)

Per Olov Enquist, Il medico di corte
Iperborea, pp. 398, euro 17
traduzione Carmen Giorgetti Cima

La piccola Danimarca, insieme alla maggior parte dei paesi dell’Europa del nord, accolse e sviluppò i movimenti riformatori del cristianesimo iniziati con Lutero. Dal 1536 il luteranesimo, la versione dark del cattolicesimo, divenne la religione di stato. Più di due secoli dopo, un uomo, il medico di corte Johann Friedrich Struensee, cercherà di porre rimedio agli effetti che il luteranesimo aveva provocato all’organizzazione sociale.
In effetti però non è così semplice riassumere questo libro. La lotta contro i nemici della ragione è solo uno dei punti attorno ai quali ruota la vicenda.
Struensee era medico in una piccola cittadina della costa danese, Altona, dove svolgeva la sua attività seguendo i principi del nascente illuminismo. La difesa dei diritti degli uomini, tra questi quello alla salute, erano in cima alle sue preoccupazioni. Il re Cristiano VII aveva programmato un tour per l’Europa. Un conte della corte di Cristiano, anch’egli illuminista, aveva chiesto a Strunsee se fosse disponibile ad accodarsi a Cristino, diventando il suo medico personale. Piccolo particolare: Cristiano era malato di mente; era quindi speranza dei circoli illuministi che Strunsee riuscisse ad esercitare un controllo sul re, in modo da porre in atto delle riforme. Questo è, a grandi linee il quadro disegnato dal romanzo.
Gli elementi personali intrecciati allo scontro di civiltà – cristianesimo vs illuminismo, altro che islam –  che è il cuore della vicenda rendono il tutto più complesso ed interessante del freddo trattato di storia. C’è l’amore di Cristiano per una prostituta, la Regina del Mondo, donna molto sensuale ed energica che, sola, riuscirà a capire ed accettare Cristiano: sarà per cercare lei, allontanata da corte da Guldberg, che Cristiano inizierà il suo periplo per le capitali d’Europa. C’è appunto Guldberg, il Dart Vader della situazione, il precettore del fratellastro di Cristiano, l’incarnazione dell’arretratezza legata ad una interpretazione letterale della bibbia. E non può ovviamente mancare la femme fatale del caso, Caroline Mathilde, sorella del re d’Inghilterra, promessa sposa quindicenne a re Cristiano VII.
Non so se è banale o se, più schiettamente, è la regola dei casi umani, ma attorno ad essa si giocano le sorti della rivoluzione danese. Sarà sconfitta, lei come la rivoluzione, dai bigotti esponenti della corte, primo tra tutti Guldberg; che, come tutti i bigotti, non scorge un senso nelle relazioni umane ma solo la violazione alle norme accettate. In un finale degno di Orwell, Strunsee e la regina, separatamente rinchiusi e torturati, confesseranno i propri peccati di fronte a Dio e alla patria e seguiranno la propria ineludibile sorte.
Per la quale nemmeno il medico di corte saprà trovare una cura.

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