Recensione: John Smolens, Il giorno dei giorni

John Smolens
IL GIORNO DEI GIORNI
Edizioni Mattioli 1885, pp. 286, € 18
Traduzione di Sebastiano Pezzani

I romanzi che cercano di ricostruire i fatti storici rischiano di cadere nel didattico, diventando o elegie del passato o mere ricostruzioni. John Smolens riesce a evitare tutto ciò ricostruendo le psicologie più che i fatti legati alla distruzione della scuola di Bath nel 1927 da parte di Andrew Kehoe. Prima, brevemente, i fatti. La scuola suddetta venne distrutta da bombe nascoste da Kehoe in una mattinata di novembre, durante lo svolgimento delle lezioni, provocando più di 40 morti. I motivi per cui compì questo gesto, a cui seguì la sua morte per un’altra bomba piazzata sulla sua jeep all’esterno della scuola (altri morti), furono all’epoca ovvio motivo di indagine da parte sia della magistratura sia della stampa. Ma Smolens, come dicevo, preferisce dedicarsi alla ricostruzione ipotetica delle psicologie delle persone, soprattutto ragazzi, che vennero coinvolti. Il suo libro diventa così un romanzo di formazione.
Attraverso l’amicizia/amore di Bea e Jed, coinvolti sia con il crollo sia con il responsabile del crollo, Smolens descrive la contraddittorietà e gli estremismi dell’età adolescenziale nell’atmosfera di un’America rurale ormai scomparsa, ma che resiste tenace nella memoria di una Bea ormai adulta che ricorda Il giorno dei giorni.

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