Recensione: Ryan Gattis, Uscita di sicurezza

Ryan Gattis
USCITA DI SICUREZZA
Edizioni Guanda, pp. 329, € 20
Traduzione Katia Bagnoli

Fantasma e Occhiali, Ghost e Glasses, ecco i due protagonisti del nuovo romanzo di Ryan Gattis, l’autore che tanto successo aveva avuto con il precedente Giorni di fuoco, la storia dei sette giorni che misere a ferro e fuoco Los Angeles nel 1992. Siamo sempre a Los Angeles, sempre nei quartieri degradati, e i protagonisti sono un ragazzo nero ed un ragazzo ispanico, che si collocano all’apparenza ai due lati di una barricata, quella che oppone le forze dell’ordine alla delinquenza di strada. Ghost, che lavora da dipendente, lavora anche a chiamata per la DEA, l’ente americano che indaga sui traffici di droga. Lo chiamano perché lui è un professionista, uno degli ultimi, in grado di aprire casseforti a prescindere dal possesso di chiave e/o combinazione. La domenica mattina in cui si apre il romanzo, Ghost viene chiamato in una casa dove i narcos hanno nascosto una cassaforte; la apre, e dentro ci trova quasi un milione di dollari. Glasses appartiene alla clica che ha messo la cassaforte in quel posto, con uno scopo ben preciso: sfamare un po’ la DEA, per continuare a farsi gli affari propri indisturbati. Ma Ghost è un ex tossico, ed è uno che vive con una mancanza radicale, ovvero la perdita di Rose, la ragazza morta di cancro di cui si è innamorato quando aveva 17 anni. Quando vede tutti quei soldi, scopriamo il piano che ha progettato insieme a Mina, per onorare la memoria di Rose; piano che, ovviamente, era sconosciuto sia ai narcos sia alla DEA.
La storia si svolge molto rapidamente, un paio di giorni che ci permettono di entrare nella vita di Ghost e nella clica di Glasses, per conoscere le ragioni che spingono due persone così diverse a rischiare tutto pur di raggiungere il loro punto d’approdo.

 

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