Recensione: Marco Balzano, Resto qui

978880623741HIGMarco Balzano
RESTO QUI
Edizioni Einaudi, pp. 173, €18,00

Con uno stile dimesso Marco Balzano ricostruisce la storia che porta al campanile sommerso, quello del lago di Curon in Val Venosta che magari avrete visto in qualche filmato o magari ci siete stati se siete gente che va in giro, io l’ho solo visto, io non sono uno che va in giro, e subito dimenticato, però adesso che ho letto il libro me lo ricorderò. Lo stile dimesso non è proprio dell’autore, che aveva già scritto altri due libri per Sellerio, che non ho letto ma non credo avessero questo stile, che potremmo definire paratattico, cioè fatto da tante frasi che stanno tutte per conto proprio, senza subordinarsi l’un l’altra, non è dell’autore dicevo, ma della protagonista della vicenda, Trina, che nasce nel paese di Curon ed è quella che dice Resto qui, e che forse è una che parla proprio così, per paratassi, pur senza sapere che sta usando questo tipo di espressione, molto diffusa tra le persone di cultura medio bassa e i protagonisti dei film d’azione. La popolazione del borgo di Curon, per offrire involontariamente il fenomeno turistico del campanile sommerso, subì nell’immediato dopoguerra un sopruso che oggi non sarebbe possibile, con tutti i massmedia che si agitano come forsennati appena il diritto di una minoranza viene leso, ma allora fu permesso, perché c’erano interessi economici che fecero trascurare i diritti individuali, cosa che anche adesso succede, ma solo nei paesi del terzo mondo, quelli che hanno popolazioni lontane dagli occhi lontane dal cuore. Ma, oltre a raccontarci come successe questo sopruso, Marco Balzano ci fa raccontare da Trina la sua vita, che è la vita di una popolana altoatesina nata a inizio ‘900 e che segue tutte le vicissitudini comuni a questo tipo di persone in quegli anni, ed è forse in questi dettagli che il romanzo convince di più. Adesso non mi sembra il caso di entrare nei dettagli, sennò poi chi lo legge, e lo compra, il romanzo, ma è interessante provare a capire con gli occhi di una donna, uscita dalla penna di un uomo, come i mutamenti politici, che sono sempre anche mutamenti sociali, in quanto tali poco apprezzati dalla gente di montagna, poco incline di suo ai mutamenti, influiscono sulla vita quotidiana delle persone, di montagna ma anche di mare e di lago e di pianura, su tutti insomma. Che l’unica cosa che possono dire di fronte al potere è resto qui, almeno finché non mi spostano o finché non arrivano le telecamere.

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