Recensione: Zigmunds Skujinš, Come tessere di un domino

Come-tessere-di-un-domino-Zigmunds-Skujiņš-Recensione-Flanerí-1-300x600Zigmunds Skujinš
COME TESSERE DI UN DOMINO
Edizioni Iperborea, pp. 364, € 18,50
Traduzione Margherita Carbonaro

Questo libro parla di un paese di cui sapevo poco, ma io so poco di quasi tutti i paesi extra seriate, ma di questo paese, dopo avere letto il libro, m’è venuta voglia di sapere qualcosa di più, che è in fondo il mezzo che mi ha permesso di sapere qualcosa di alcuni paesi, quelli suoi quali ho letto dei libri e che non sono Seriate. Questo paese è la Lettonia e la storia contenuta in questo libro si svolge per l’appunto in Lettonia in due distinte fasi, due momenti distanti nel tempo, uno a cavallo dei secoli XVIII e XIX e l’altro a cavallo della seconda guerra mondiale, nel senso che la guerra è il cavallo e la storia inizia un po’ prima e finisce un po’ dopo. Stando alle parole dell’autore, il cui cognome è scritto in maiuscolo sulla copertina del libro con anche un accento sotto la enne, mi io non ho una tastiera con quei caratteri e quindi ve lo dico così, en passant, la Lettonia è un paese cosmopolita, democratico, aperto agli altri che però ha dovuto sottostare a dominazioni infelicissime, ultima quella russa dopo quella nazista, e alla dominazione russa è dovuta la scomparsa di uno dei personaggi della seconda parte, ma non voglio anticiparvi niente. Nella prima parte invece assistiamo ad un trucco ingegnoso ma al quale solo una sprovveduta come la nobildonna Waltraute, nobile tedesca nelle terre lettoni all’epoca in cui la Lettonia apparteneva all’impero russo, poteva abboccare. Il trucco, oltre ad essere divertente, cala anche il romanzo in un’atmosfera vagamente surreale, il che non è un bene per la seconda parte, che è invece estremamente reale, descrivendo la crescita del protagonista affiancato dallo stravagante zio, proprietario di una ditta di pompe funebri, la misteriosa zia, che poi si scoprirà amante dello zio, e un fratello esotico, che, provenendo dal Giappone approda alla villa di famiglia all’età di 10 anni e accompagna il protagonista all’ingresso nel mondo occidentale. L’influenza della parte surreale su quella reale è comunque nefasta, poiché rende un po’ confuso tutto lo svolgimento e, anche se a detta della traduttrice e curatrice del volume, il signor Zigmunds Skujins è uno dei maggiori intellettuali lettoni viventi, io non mi stupisco che sia stato tradotto solo in quattro lingue, inglese svedese e macedone oltre al fortunato idioma italiano. E’ comunque un ottimo romanzo se volete sapere qualcosa di più originale sulla storia della Lettonia, ma se non vi interessa la storia della Lettonia consiglierei un’altra lettura.

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