Duncan K. Foley, Il peccato di Adam, Scheiwiller

Duncan K. Foley, Il peccato di Adam
Scheiwiller, pp. 337, euro 20
Traduzione Paola Vallerga

Il lavoro genera valore. Una frase del genere pare assurda detta oggi, quando l’economia si regge e trema a partire dai valori fittizi eppur reali generati dalle opinioni di misteriosi finanzieri che scommettono sulla quotazione del greggio o sul valore del dollaro da qui a sette giorni. Eppure è proprio da questo concetto basilare che nasce l’economia politica propriamente detta, con il libro Sulla ricchezza delle nazioni che Adam Smith scrisse nella seconda metà del settecento.
Questo assunto serve, in subordine, a spiegare il meccanismo in base al quale le merci – che sono prodotte dal lavoro umano e quindi lo incarnano – siano il fondamento della ricchezza delle nazioni; ma, in primo luogo, serve a giustificare l’affermazione individualista dell’homo oeconomicus, il mostro che la nostra società mercantile si stava preparando a sfornare sin dai tempi di Omero.

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