Recensione: Alessandra Carati, Rosy

Alessandra Carati
ROSY

Edizioni Mondadori | pp. 164 | € 18,50

Non fosse che il fatto è tristemente noto come uno dei delitti che più ha destato clamore nella storia recente, questa sarebbe la perfetta trama di un romanzo noir e probabilmente è proprio per questo che la copertina del libro, sotto al titolo, riporta la definizione di “romanzo”. Un romanzo che, appunto, nasce dall’incontro tra l’autrice e Rosa Bazzi, condannata insieme al marito Olindo Romano quali responsabili della “strage di Erba”. Della personalità dei due condannati probabilmente ciascuno di noi s’è fatto una propria idea; ciò che invece sorprende leggendo le pagine di questo libro è la cronaca, che ovviamene non è soltanto e semplicemente quella riportata dai giornali e dalle televisioni, ma che si rivela essere intricata e inaspettata: piena di cambi di direzione e colpi di scena, sembra non si dipani mai ma anzi si articoli e complichi via via, fino a tessere una complessa struttura di romanzo.
Il clamore suscitato dai fatti e l’iniziale ammissione di colpa di Rosa e Olindo hanno decretato il giudizio dell’opinione pubblica facendo di loro i “mostri”; ma cosa ci dice invece l’autrice, che ha conosciuto personalmente Rosy incontrandola più volte in carcere, e interrogato gli avvocati difensori e gli psicologi che l’hanno affiancata in questi anni? Quel che è certo è il coinvolgimento personale che – inevitabilmente – trapela dalle pagine di questo “romanzo”.

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