Recensione: Mimmo Cangemi, Il prezzo della carne, Rubettino

Mimmo Cangemi, Il prezzo della carne
Rubettino, pp. 266, euro 16

Le società tradizionali vivono su patti impliciti tra i cittadini; quanto meno la società è basata sulla tradizioni tanto più questi patti di convivenza devono essere codificati da leggi. Pare che la vita in Calabria sia stata per lungo tempo regolamentata da un modello del primo tipo e che esso abbia la tendenza a sopravvivere. I tempi recenti hanno però portato nuove esigenze, la necessità per nuovi gruppi di affermarsi, di venire alla luce. In quest’ottica, i quattro ragazzi protagonisti principali della vicenda raccontata qui, decidono che è giunto per loro il momento di avanzare delle richieste a persone protette dalle tradizioni: chiedono il pizzo a tre uomini che si sa sono protetti dalla ‘ndrangheta del paese. La quale, ovviamente, non può lasciare che ciò accada; ne va del suo prestigio. Le conseguenze finali sono facilmente immaginabili.
Tenete presente però che voi siete I lettori, avete un occhio supremo – quello dell’abile scrittore – che vi permette di vedere quasi tutto in contemporanea. I Quattro ragazzi, I tre ricattati, Il boss della ‘ndrangheta, non hanno questa visione panottica. Ciascuno si muove un po’ alla cieca, a tentoni, cercando di capire mano a mano di chi fidarsi e chi eliminare. Ne esce un quadretto che potremmo definire iper noir, che rende molto bene il clima che, supponiamo, si respira in certe zone d’Italia, descritto per di più da uno che in quelle zone ci è nato e vissuto. Questo per ribattere ai nostalgici delle tradizioni. E’ molto meglio che il prezzo della carne sia stabilito per legge, secondo un criterio di pubblica utilità, che non dalla libera contrattazione.
In questo caso mangia sempre e solo il più forte.

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