rECENSIONE: Frederik Pohl, La porta dell’infinito, Fanucci

Frederik Pohl, La porta dell’infinito
Fanucci, pp. 326, euro 12
Traduzione Roberta Rambelli
La letteratura di fantascienza è un genere in sé degno di ogni rispetto; quando il mondo lasciava scorgere prospettive sul futuro, la fantascienza si occupava di analizzare queste prospettive e presentarle in forma narrativa ad un pubblico più ampio. Poi sono arrivati gli anni ’80, la fine della storia – la fine del Rock & Roll – e questo genere è necessariamente scomparso. I pochi editori che hanno seguitato ad occuparsi di sf (science fiction è la sigla ufficiale della fantascienza) ripubblicano quindi libri di successe del passato. E’ questo appunto il caso del romanzo di Frederick Pohl, primo episodio della fortunata saga che vede per protagonista Robinette Broadhead.
Nel mondo futuro l’uomo ha scoperto le vestigia di un’antica popolazione, gli Hechee, che hanno popolato il sottosuolo di Venere; ma non solo. Hanno anche lasciato su di un asteroide, gateway, una serie di astronavi già pronte per la partenza. Unico problema, l’uomo non riesce a capire del tutto il funzionamento di queste navi. Una volta salito a bordo, l’equipaggio seleziona una destinazione, schiaccia un bottone, e va. Alcuni tornano, altri no. Far parte dell’equipaggio di queste navi è un compito molto rischioso, evidentemente e Rob continua a rimandare la sua partecipazione ad una spedizione, che è l’unico modo per assicurarsi fama e denaro, entrambi molto importanti nel mondo futuro, come del resto in quello attuale. Mentre leggiamo le varie peripezie che portano Robinette nelle varie situazioni della storia, lo stesso Rob, che ha ormai raggiunto sia fama sia denaro, se ne sta in uno studio a parlare delle sue paure con il suo analista robot, Sigfrid.
Anche ad un’analisi superficiale è evidente che questo ‘romanzo di genere’ è qualcosa di più di un passatempo, lo scrittore aveva qualcosa da dire circa il mondo. L’uomo del futuro si trova ad utilizzare una tecnologia della quale non conosce tutte le possibilità (1) che può portare successo e ricchezza (2) ma anche morte (3); il protagonista della storia si sente in colpa per il suo uso della tecnologia (4) e per le conseguenze da esso derivate (5). Coerentemente con il suo intento, il senso della storia è nello studio di Sigfrid, con l’analista che propone al sue paziente un senso alle sue azioni.
Come ogni scrittore capace, Pohl già intravedeva il presente attuale, per lui futuro.
Gateway, la porta dell’infinito interpretare.

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