Recensione: Tony O’Neil, Sick City, Playground

Tony O’Neil, Sick City
Playground, pp. 325, euro 18
Traduzione Gaja Cenciarelli
“Divertente e intenso. Mi sono innamorato di ogni pagina del libro.” Se mi fossi lasciato impressionare dalla scoraggiante frase di Irvine Welsch che campeggia a mo’ di totem sul retro di copertina del libro, non avrei mai avuto il piacere di leggere la volgarissima e coinvolgente storia di Jeffrey e Randall, due tossici che vivono a Los Angeles dove vivono cercando di procurarsi la roba mentre cercano di smettere di farsi. E’ chiaro che gli aggettivi scelti per la frase di Welsch (?) sono più femminili, più in grado di irretire l’acquirente casuale della grande libreria, sicuramente attirato da una bellissima copertina. Ma m’immagino la sorpresa della signora perbene che, invece di un thriller ambientato tra pizzi e merletti, inizia a sfogliare e si trova sotto gli occhi:
– Una checca che sottrae dalla cassaforte dell’amante morto – un ex poliziotto – un’importante pellicola;
– Il fratello di un boss di Hollywood che è costretto ad accettare un trattamento disintossicante nella clinica di un famoso ‘medico televisivo’;
– Il suddetto medico che si mostra nel privato, noto solo a noi lettori, molto poco incline alla sobrietà che sbandiera come vessillo per la rinascita dell’America.
La checca, Jeffrey, nasconde la pellicola da un suo amico spacciatore, Tyler, prima di andare nella clinica del dottor Mike. La pellicola è stata trafugata dal suo amante morto dalla casa di Sharon Tate, la notte della strage della banda di Manson. La pellicola è un filmino porno con protagonista la Tate ed altri tre grossi nomi della Hollywood dei tempi andati. Randall, il compagno di stanza che gli capita in sorte, è il fratello di un pezzo grosso di Hollywood. Offrire la pellicola ad un ricco collezionista privato appare subito il mezzo giusto per fare i soldi e fuggire dalla città degli angeli. Da questo incipit segue uno svolgimento di sicura presa.
Il romanzo è, in fondo, organizzato attorno al rovello costante del tossico di liberarsi dalla tossicodipendenza ed alla sua incapacità di riuscirci. Abbinato ad una trama forte e a personaggi credibili questo elemento strutturale ci dona un libro estremamente realistico che dona uno spaccato sul mondo dei marginali che solo che vi è passato può restituire.
Lode quindi a Tony O’Neil per la sua capacità di descrivere la città malata senza scivolare nel “divertente e intenso” restando invece sul realistico (iper realistico), che magari vende di meno ma letterariamente convince di più.

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