Recensione: Bentornata realtà, a cura di Mario De Caro e Maurizio Ferraris, Einaudi

Bentornata realtà, a cura di Mario De Caro e Maurizio Ferraris
Einaudi, pp. 225, euro 17
Il sottotitolo di questa raccolta di interventi è Il nuovo realismo in discussione; per introdurre l’argomento farò un breve excursus sulla storia della filosofia, per chiarire i termini del dibattito. Premetto che i singoli autori che contribuiscono all’opera difendono tutti, chi più chi meno, varie posizioni realiste, tranne il professor Recalcati che dedica il suo intervento alla scissione tra reale e realtà che si riscontra sovente nella pratica psicoanalitica.
     Anzitutto, cos’è il vecchio realismo. A partire da Platone la comunità filosofica ha sostenuto che il mondo esiste realmente al di fuori del soggetto. Questo mondo reale è più importante del soggetto, scoprire le leggi che ne regolano i fenomeni è compito primario della filosofia prima, e della scienza poi.
     La filosofia però non è una pura attività del pensiero; in breve gli spunti dei filosofi diventano armi per sostenere un determinato ordinamento sociale. Si forma così un’ideologia. La Realtà diviene la scusa utilizzata per mantenere un dato ordinamento sociale. Ma la Realtà – in occidente quella che vede principi e papi al comando – nel corso dei secoli, si è vista decurtata di fette di assolutezza. Si arriva così al finire del ‘700, quando Kant esplicita in termini difficilmente contestabili che il dato rappresentato – la realtà – dipende dalle categorie del soggetto. Un secolo dopo Nietsche afferma che Dio è morto, ovvero che l’essere non è più attingibile al di fuori delle categorie individuali. Il secolo appena trascorso ha visto affermarsi una posizione ancora più estrema, ovvero che il mondo, la realtà può ridursi al discorso che il soggetto è in grado di fare su di essa. La realtà è un testo. Questa posizione è quella che Adorno, criticandola, chiamava la vittoria del nominalismo.
     Questo sunto è ovviamente incompleto e parziale. Gli autori che prendono parte a questa salutare riproposizione della realtà difendono tutti in maniera esplicita un atteggiamento che si affida molto al senso comune. In particolare segnalo gli articoli di Umberto Eco che propone un realismo negativo, ovvero un approccio alla realtà che veda nell’incompletezza dell’interpretazione la spinta per un continuo sviluppo dialettico della stessa verso la realtà, e quello di Maurizio Ferraris che sostiene che proprio l’inemendabilità ovvero la resistenza del reale alle nostre interpretazioni deve convincerci che la realtà è un testo solo in secondo ordine.
     Un’occhiata al campo avverso però la possiamo dare prestando attenzione alle parole di Recalcati. Attivo nel campo della psicoanalisi Recalcati sostiene che il Reale è ciò che interviene sulla Realtà modificandola, rivelandola nella sua insufficienza. Nel set dell’analisi il soggetto esprime la sua percezione singolare di fatti che sono per lui disturbanti, fatti che aprono una faglia nella Realtà, che è invece abitudinaria e quindi rassicurante. Partendo da questi dati empirici Recalcati sostiene la legittimità di un approccio soggettivo alla Realtà.
     Troppo lungo sarebbe rispondere punto per punto alle affermazioni di Recalcati; mi limito quindi ad osservare che mi pare curioso che per difendere la posizione del soggetto ci si debba richiamare all’esperienza di quei soggetti che soffrono per la propria scissione. Permettere al Reale di infiltrarsi nella Realtà danneggiandola è solo un accidente che può capitare a tutti – desideri irrealizzabili e sentimenti irreali verso l’Altro – ma la maggior parte delle persone fino a poco tempo fa riusciva a cavarsela bene o male ed il mondo continuava progredendo. Ora sembra quasi che per difendere il diritto di ciascuno a cullare quel pezzetto di Reale (desiderio) che si incunea nella Realtà (abitudine e routine, certo, ma anche progresso e potenzialmente condizioni di vita migliori per tutti) tutto si debba fermare, in attesa di non so quale rivelazione.
     Mi sembra proprio il caso di dire: Bentornata realtà.

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