Recensione: Pete Dexter, Così si muore a God’s Pocket, Einaudi

Pete Dexter, Così si muore a God’s Pocket
Einaudi, pp. 348,euro 18
Traduzione Tommaso Pincio

    
     Credo che molti sappiano che i quotidiani stanno per scomparire. Da tempo si parla del rischio che la carta stampata corre di fronte alla progressiva erosione di spazi da parte dell’informazione telematica. Non è questa la sede per discutere di questo problema, né della possibilità che scompaiano i libri di carta, perché quello che ci interessa è solo vedere come una volta, circa trent’anni fa, era ancora possibile per un giornale muovere le persone.
     Tutto inizia in un cantiere edile dove Leon, un ragazzo poco oltre i vent’anni, muore. Noi lettori sappiamo che è stato ucciso ma i colleghi dell’assassino decidono di insabbiare la cosa e dalla polizia arriva al giornale la notizia di un incidente sul lavoro. Ma non è possibile che la cosa passi così, senza colpo ferire. Il ragazzo ha infatti una madre, Jeanie, che ha insistito parecchio con il patrigno di Leon per trovargli un lavoro. Mickey, questo il nome del patrigno, ha chiesto un favore ad un suo amico, Bird, che l’ha soddisfatto grazie ai suoi rapporti con la mafia del quartiere. Quando muore Leon in pratica è come se morisse uno della mafia. Intanto al giornale l’opinionista di punta, Richard Shellburn, è stato incaricato di raccogliere informazioni sul quartiere di Leon, God’s Pocket.
     Inizia così il percorso di scoperta dei pensieri e delle caratteristiche umane di questi resti degli anni ’60, gente che non è mai uscita dal quartiere, gente che si sposa con altra gente del quartiere e che vede di malocchio Mickey, arrivato come uno straniero per prendersi la bella Jeanie: nemmeno Richard Shellburn riuscirà a portarsela via e pagherà anzi a caro prezzo il suo tentativo. Dexter riesce anche questa volta a mostrare al lettore cosa succede quando una comunità si spacca, si disgrega, quando l’unica via di salvezza è la fuga, per chi può.
     Per gli altri, la maggioranza, non rimane che restare, e morire, a God’s Pocket.
    
     Chi frequenta la libreria già conosce Dexter per l’imperdibile Affare di famiglia (http://www.spazioterzomondo.com/2008/12/pete-dexter-un-affare-di-famiglia-einaudi/) e l’altrettanto bello Train. Credo che però in pochi conoscano la sua biografia. Questo è il suo primo romanzo e questa è la scheda dedicatagli su Wikipedia: (http://en.wikipedia.org/wiki/Pete_Dexter)
     Leggendola si potranno capire meglio i suoi libri.
     Antonio Donghi, libreria Terzo Mondo

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