Recensione: Craig Silvey, Jasper Jones, Giano

Craig Silvey, Jasper Jones

Giano, pp. 329, euro 16.50

Traduzione Marco Rossari

Il giovane Charles, protagnista di questa vicenda, viene chiamato una sera d’estate da un suo amico, Jasper Jones. Jasper però non lo chiama al telefono o su facebook, no, lo chiama dalla finestra, di nascosto dai genitori di Charlie; devi accompagnarmi sulla riva del fiume, gli dice, di devo mostrare una cosa. Anche se definire amicizia la conoscenza con questa Jasper è un po’ troppo, Charlie segue l’amico che lo porta sotto l’eucalipto gigantesco dove lui, Jasper Jones, s’è in pratica costruito un rifugio per passarvi il tempo da solo o in fuga dal padre violento; oppure, in compagnia di Laura Wishart. Anche ora Laura è nel rifugio, solo che penzola da una lunga fune che in fondo ha un cappio: morta impiccata.

Quadro storico-geografico. Siamo alla fine dei ’60, siamo in Australia e Jasper è il reietto del paese. Come nel Buio oltre la siepe, cui si fa più volte esplicito riferimento, Charles verrà coinvolto in una ricerca del responsabile della morte di Laura per evitare guai a Jasper. Piccolo particolare; per non avere subito a che fare con la giustizia, che Jasper sa infida, i due affondano il corpo della ragazza nel fiume. Così, mentre il paese si muove alla ricerca di Laura, che si pensa sia scappata, Charles ci racconta la sua vita, in bilico tra il desiderio di normalità e l’angoscia per il destino di Laura e del suo amico Jasper. Le cose si complicano perché Charlie è innamorato di Elisa, la sorella minore di Laura, alla quale per la magia della narrazione si avvicina pur tenendole nascosto il terribile segreto.

Si arriva così al reddere actionem finale, dove i colpevoli vengono individuati ma non puniti, dove i sogni degli adolescenti vengono infranti ma non del tutto, dove il mondo si rivela per quello schifo che è ma ci si può continuare a vivere. In sostanza, un romanzo discreto, scritto in maniera semplice e lineare con buoni da una parte, contemporaneamente caustici e autoconsapevoli, e i cattivi dall’altra, figure appena accennate ma nere come la pece. Sono pienamente giustificati i riferimenti, oltre che al romanzo della Harper Lee, all’Huckleberry Finn di Marc Twain di cui Charles e Jasper sono un po’ per parte i seguaci moderni, trapiantati dagli Stati Unitid del sud all’Australia con i suoi canguri e le scimmiette che gironzolano liberamente negli orti della piccola cittadina di Corrigan.

Il romanzo va segnalato, oltre che per le citazioni di cui è pieno, anche per il fatto che l’autore non è solo scrittore, ma anche cantante e autore dei testi di uno sconosciuto gruppo australiano, i Nancy Sikes! pregevole per una certa ruvidezza dei suoni.

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