Pete Dexter, Un affare di famiglia, Einaudi

Pete Dexter, Un affare di Famiglia
Einaudi, pp. 293, euro 12
traduzione Norman Gobetti

Bello, bello, bello.
Da un certo punto di vista ho già detto tutto. Un libro scritto bene non ha bisogno di un gran commento. Pete Dexter, che già si era segnalato con Train, torna sugli scaffali delle librerie con un romanzo precedente (noi siamo un paese che vive di libri tradotti). Ci sono Ward e Jack e loro padre, WW (World War); ma non solo, perché nella Moat County, Florida, vive tutta l’America degli anni ’60, quella chiusa, in ritardo, che sta per sfasciarsi e lasciare il passo all’America di oggi, quella che detta le regole al mondo, quella che è sempre un passo avanti e minaccia di distruggere tutto quello che non le sta dietro.
C’è stato un omicidio. Uno sceriffo è stato accoltellato. Viene accusato, rinchiuso e condannato Hillary Van Wetter, fratello di Jerome, che era stato ucciso a calci dallo sceriffo. Prima che sia messo sulla sedia, Charlotte, una ragazza qualunque, inizia a scrivergli delle lettere e riesce così a risvegliare l’attenzione dei giornali. Ward, Jack e Yardley Acheman, giornalisti, vanno al capoluogo della contea, Lately, dove iniziano a cercare di ricostruire la vicenda che ha portato alla condanna di Hillary. Ward, il maggiore e Jack, il minore, sono i fratelli di cui di dicevo all’inizio e WW, il loro padre, è il proprietario del giornale di Thorn, la cittadina vicina a Lately. Il narratore è Jack.
In questo modo ho disposto tutte le pedine per introdurre il lettore a questo ottimo romanzo di formazione, la formazione emotiva di Jack che si compie sulla distruzione sociale dell’America rurale e della sua famiglia. Uno stile frammentario eppure continuo, rende il libro di agevole lettura; la scrittura è di alto livello senza risultare pesante o manierata; e alla fine la morte per annegamento lascia supporre anche ricchi riferimenti letterari.
Insomma, il romanzo si lascia leggere e lascia il rimpianto quando lo si finisce.
Bello.

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