Recensione: Antonio Manzini, Le ossa parlano

Antonio Manzini
LE COSE PARLANO
Edizioni Sellerio, pp. 395, € 15

Giunto alla nona puntata della sua telenovela Manzini continua a tenere stretto il lettore con le roccambolesche vicende sentimentali del burbero commissario Rocco Schiavone. Stretto tra l’amore perduto – la moglie è stata uccisa a luglio del 2007 a Roma –, un amore che potrebbe nascere ma che non lo convince – la giornalista capofila dei cronisti di Aosta, ex moglie dell’attuale capo di Schiavone –, la bella e smaliziata Sandra, e un amore che ha minacciato di travolgerlo ma che ora cerca di tenere distante, la collega Caterina, ora di ritorno ad Aosta e sempre misteriosamente legata ai buoni che si celano tra le forze di polizia per controllare che i cattivi non prendano il sopravvento, Rocco conduce il suo manipolo di intrepidi e più o meno divertenti agenti sulle piste di un vecchio caso di violenza sui minori, che parte dal ritrovamento di resti ossei. L’inevitabile soluzione del caso arriva non prima che un’altra donna s’affacci sul palcoscenico rocchiano, Cleo Di Capua, la bella e giovane biologa che dà una mano nell’analisi dei reperti. E dopo la cattura dei colpevoli e l’inevitabile discorsetto consuntivo con Marina, la moglie defunta, Manzini ci lascia lì, come tante massaie di Voghera ad attendere la prossima puntata.
Me cojoni.

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