Recensione: Seth, George Sprott 1894-1975

Seth
GEORGE SPROTT 1894-1975
Edizioni Coconino Press, € 28
Traduzione di Leonardo Rizzi

George Sprott è una persona qualunque che vive la sua vita negli anni indicati nel titolo. È un canadese che, grazie a un’esperienza di viaggio nella terra degli inuit negli anni ‘30, si inventa una carriera come intrattenitore televisivo. Ecco quello che la storia a fumetti che Seth, un importante disegnatore canadese, ci offre. È una disanima al contempo distaccata e partecipe: George risulta amabile o odioso a seconda di chi ne parla, e in questo modo chi legge le sue vicende è come se fosse chiamato a prendere posizione sulla vita di quest’uomo che accompagniamo fino all’istante della sua morte. Attraverso tanti piccoli quadretti Seth ci riporta ad un’epoca ormai trascorsa e che non tornerà.
Le considerazioni che l’autore lascia in calce alle vicende del protagonista sono un commento all’esperienza vista nella sua natura temporale; il rammarico del George anziano si accoppia alla perfezione al menefreghismo, alla noncuranza che c’è nelle sue azioni da giovane. Il rammarico, per sua fortuna e per l’abilità del narratore, non si trasforma in senso di colpa perché Gorge sa che se c’è una possibilità di porre rimedio ai propri errori è oltre il confine della vita. Ma è proprio sul quel confine che finisce la storia e si concludono le considerazioni di Seth, con una doppia pagina che è proprio come si spegnava la TV una volta: fine delle trasmissioni.

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