Recensione: Sophie Lambda, L’amore non basta!

Sophie Lambda
L’AMORE NON BASTA! Come sono sopravvissuta a un manipolatore
Edizioni Laterza, pp. 294, € 20
Traduzione di Valentina Maini

Con un disegno estremamente accattivante, Sophie Lambda ci racconta una storia personale che risulta convincente: la sua relazione con un vampiro emotivo! Detta così fa un po’ ridere, e in effetti la autorappresentata protagonista/scrittrice riesce a fare sorridere in più occasioni narrando le sue disavventure in perenne abbinata con Chocolat, un morbido orsetto di peluche che è un po’ la sua coscienza critica; ma coscienza critica di cosa? Delle spiegazioni di comodo che la stessa s’è data mentre viveva una grande storia d’amore.
L’inesperta Sophie arriva da un paesino della campagna nella grande città, Montpellier, e qui conosce un giovane e piacente attore, Marcus Recamier. Dopo più di un anno, questa conoscenza casuale sfocia nel tanto atteso “ammòre”, quello vero, quello che tutti i lettori di libri rosa hanno sempre sognato; ma non dura tanto. E poi c’è lo svolgimento del libro, dove la nostra autrice è bravissima a presentare Marcus come un manipolatore, cioè come una persona che, attraverso la menzogna e l’inganno, l’ha fatta stare male e ha approfittato di lei. Ma la parte più interessante è, oltre allo svolgimento, la conclusione; in essa Sophie, dialogando con Chocolat, mostra quanto il periodo di remissione dopo la ferita emotiva le sia stato utile come elemento di crescita personale.
Il libro che commentiamo oggi, quindi, è sia un monito all’attenzione nelle relazioni sia, soprattutto, una forma di autoanalisi attraverso la quale l’autrice ha curato se stessa da uno di quei “malanni” che possono capitare a tutti, manipolatori/trici o meno che si incontrino. Sorge quindi spontanea la domanda: la crescita personale è possibile se nel corso della vita non si incontrano manipolatori o comunque persone che non pensano esclusivamente al bene degli altri? Va notata anche, per chi voglia approfondire la questione, che prima di chiamarli manipolatori le persone inclini a relazioni con gli altri di tipo egoistico/ricattatorio si chiamavano narcisisti; non bisogna però cadere nella transizione dal linguaggio psicologico al linguaggio corrente e credere che il narcisista sia semplicemente uno che si crede troppo bello. La questione è ben più complessa; chi la volesse approfondire può leggere La cultura del narcisismo (Christopher Lasch) e Introduzione al narcisismo (Sigmund Freud). Questi due avevano già spiegato la cosa: l’amore non basta!

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