Recensione: Alejandro Zambra, Poeta cileno

Alejandro Zambra
POETA CILENO
Edizioni Sellerio, pp. 437, € 17
Traduzione di Maria Nicola

Questo romanzo inizia trattando in modo molto particolare la storia d’amore tra Gonzalo e Carla, due ragazzini nel Cile di Pinochet; prosegue alcuni anni dopo parlando del quasi amore di Vicente, il figlio di Carla, e Pru, una giovane americana. E in mezzo a tutto questo susseguirsi d’amore, entrano i poeti cileni. Il Cile, per chi non lo sapesse, ha avuto ben due premi Nobel per la poesia; da questo pare derivi una febbre nazionale per fare il poeta di mestiere o, perlomeno, questo è quello che ci dà a intendere l’autore di questo piccolo capolavoro. Con una sobria serie di riferimenti a Bolano e alla sua opera, Alejandro Zambra ci conduce in un mondo sconosciuto, irreale, ma allo stesso tempo credibilissimo e appassionante, quello dei poeti cileni appunto. In questo mondo cresce Gonzalo e cercherà di crescere Vicente con le ovvie difficoltà e i compromessi che cercare di vivere con un mestiere tanto poco redditizio comporta. Carla ci racconta un’altra storia, che parla di come è difficile essere donna in un mondo, quello cileno, dominato dal maschilismo; e Pru, per concludere, è l’occhio impietoso del giornalismo che documenta al dettaglio una realtà altrimenti impensabile; e invece è proprio grazie al suo lavoro che noi lettori ci appassioniamo a una storia che riesce a passare dal particolare al generale senza alcuno sforzo, da considerazioni sulla vita a due e sull’essere genitori a quelle sullo scopo della poesia e della letteratura. Un romanzo che parla della difficoltà di essere poeti che viaggia in parallelo alla difficoltà a essere onesti con se stessi e con gli altri; uno dei motivi principali, forse, per cui sono così rari i poeti, e non solo in Cile.

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