Recensione: Carlo Castellaneta, Notti e nebbie

Carlo Castellaneta
NOTTI E NEBBIE
Edizioni Interlinea, pp. 213, € 15,00

Come capita a tanti, alla maggior parte a bene vedere, Carlo Castellaneta è stato dimenticato. Prolifico autore dell’immediato dopoguerra, venne lanciato da Vittorini ed iniziò nel ’58 una lunga carriera di scrittore e giornalista. In questo durissimo romanzo, punto d’inizio per la ripubblicazione dei suoi libri da parte di Interlinea, ci viene presentata una personalità credo tipica del periodo della Repubblica Sociale Italiana, lo stato fantoccio che i nazisti crearono in coincidenza con la firma dell’armistizio da parte dell’emissario di Badoglio. Bruno Spada è un funzionario della RSI che, da Milano, osserva il progressivo disfacimento dell’organizzazione filonazista. Questo disfacimento è intrecciato ad una personale acredine verso tutto ciò che lo circonda; niente rispetta i criteri di moralità e disciplina auspicati, i partigiani fanno attentati e le donne che desidera teme nascondano secondi fini. La moglie, mandata con il figlio al sicuro in un paesino lontano da Milano, continua a tenerla lontana per potersi dedicare alle sue conquiste. Ossessionato dalla personalità di Magda, contesa con un altro funzionario, Spada percorre il breve periodo dalla RSI mostrando la crudeltà irrinunciabile unita ad incoerenza che spingeva avanti queste persone. Il finale del romanzo, diverso dal catartico finale dello sceneggiato televisivo, è un chiaro monito per gli anni del dopoguerra nei quali i fascisti sopravvissuti e riciclati avrebbero ripreso posti di potere conducendo il paese al presente, pieno di pensieri fascisti nascosti dietro all’ottusa ricerca dell’ordine.

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