Recensione: Juli Zeh, Turbìne

Juli Zeh
TURBÌNE
Edizioni Fazi, pp. 616, € 18,50
Traduzione Roberta Gado e Riccardo Cravero

Un paesino immaginario, molto agreste, nella ex DDR. Ampi campi incoltivati. Una ditta che si occupa di energia decide che questi campi sono perfetti per metterci delle pale eoliche. Il governo tedesco sta premendo per un passaggio all’energia green. I cittadini che atteggiamento prenderanno nei confronti di questa modifica al paesaggio? Quali interessi si mettono in gioco con questa immensa lottizzazione?
Partendo da questi presupposti, la sconosciuta, in Italia, Juli Zeh sa comporre un coinvolgente quadro dell’incapacità umana a capire le situazioni. In breve infatti la cittadina si trova spaccata in due, tra quelli che appoggiano il più ricco del paese, quello che ha traghettato senza scossoni il villaggio nel periodo della riunificazione, il signor Gombrowsky, che vuole le turbine e quelli che invece non le vogliono, ciascuno per inseguire vantaggi personali, spesso inconfessabili. Mostrando la vicenda attraverso i diversi punti di vista in successione, la scrittrice ottiene una storiain grado di coinvolgere il lettore fino al termine per mostrare quanto poco le turbìne abbiano a che fare con la sopravvivenza del pianeta.

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