Recensione: Gianni Biondillo, Come sugli alberi le foglie

Gianni Biondillo
COME SUGLI ALBERI LE FOGLIE
Edizioni Guanda, pp. 349, € 18,50

La sensibilità ungarettiana di questo romanzo balza agli occhi del lettore, inevitabilmente, ma non solo, l’altra cosa che salta agli occhi è la competenza e sbattimento dell’autore, architetto che descrive architetti, che tanto ha studiato per illustrare a tutti le vicende culturali che hanno accompagnato l’esperienza della prima guerra mondiale da parte italiana, vicende ai più ignote, quand’anche affrontate nel periodo scolastico, dimenticate, ovvero l’influsso marinettiano e quindi futurista verso le cose della guerra, cose che noi postmoderni guardiamo con occhio accigliato e criticone, ma che per il popolo italico dell’epoca non si poneva in questi termini, soprattutto per i più giovani ed acculturati, i più sensibili alle parole del vate del nuovo, marinetti appunto, i quali si gettarono abbastanza sconsideratamente nella guerra, sconsideratezza che ben vediamo nella descrizione delle gesta della VCA, i 500 volontari ciclisti, 500 persone di varia provenienza sociale ma tutte egualmente abbacinate dalle parole futuriste, che presero parte alle prime azioni guerresche, con una leggerezza che ben connota il pensiero che li guidava. Questo momento inziale della storia narrata è intrecciato abilmente alle vicende dello sconosciuto, ai più, antonio sant’elia, architetto di belle speranze, figlio di un parrucchiere e innamorato della bella e virginale clio, che dall’istituto tecnico di Como si trova catapultato nel fervido ambiente in evoluzione della milano di inizio secolo e da qui a Brera, nel mentre Marinetti e Boccioni, Carrà e Gadda, ma pure Mussolini e Lussu compaiono a mo’ di comprimari nello sviluppo della storia, fino a quando la guerra diventa vera, la guerra dove si muore, la guerra che il popolo non vuole fare, perché sa che serve solo ai padroni, la guerra che appare a tutti stupida e insensata ma che nessuno sa fermare o deviare, la guerra vissuta dai partecipanti come foglie sugli alberi in autunno, che sanno già la fine che faranno.

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