Camilo Sanchez, La vedova Van Gogh
Marcos Y Marcos, pp. 176, euro 16
Traduzione Francesca Conte
Johanna Van Gogh-Bonger, vedova; non però, come si potrebbe dedurre dal titolo, del famoso Vincent, ma del fratello minore, Theo, è la protagonista di questo romanzo. Il suo merito, indiscutibile, è di avere fatto il possibile per far sì che le tele dipinte dal cognato non scomparissero dalla storia dell’arte.
Vincent Van Gogh non ottenne infatti alcun riconoscimento in vita; pensate che riuscì a vendere solo due quadri, da vivo. Il suo suicidio gettò nello sconforto più nero il fratello, Theo, indirizzatario, come ricorda Gombrich, di uno degli epistolari più commoventi della storia. E appunto attraverso la lettura delle lettere di Vincent a Theo, la vedova Van Gogh riuscirà a comprendere il significato artistico delle tele e a cercare di farlo comprendere al mondo. Attorniata da varie persone che l’aiuteranno nel suo percorso la figura di Johanna svetta per la forza di carattere e la capacità di realizzare i propri scopi in un’epoca in cui alle donne non era proprio facile agire secondo il proprio volere.
Con uno stile molto frammentario, quasi impressionista, fatto di piccoli tasselli che alla fine forniscono una visione d’insieme convincente – il puntinismo fu una delle fonti da cui trasse spunto Van Gogh – Camilo Sanchez ci racconta una storia che riesce a superare la forma del diario, da cui era originariamente partita per raccontare il punto di vista della vedova, per approdare quasi alla forma romanzo ottenendo qualcosa che potrà convincere sia quelli che vogliono libri che parlino della realtà sia quelli che, invece, la realtà la vogliono superare con i libri. E in questo sforzo artistico c’è anche qualcosa del grande sforzo stilistico del pittore che rischiò d’essere dimenticato, e che fu invece salvato dall’oblio dalla vedova del fratello.
La signora Johanna Van Gogh-Berger