Recensione: Andre Dubus III, L’amore sporco, Nutrimenti

Andre Dubus III, L’amore sporco

Nutrimenti, pp. 332, euro 19

Traduzione Giovanni Greco

Il minimalismo, per essere coerente, deve rifiutare qualsiasi discorso generale sulla vita, qualunque accenno che vada al di là della vicenda narrata. Se è questo l’intento di questo libro, il bravo Andre Dubus III raggiunge appieno lo scopo.

La storia è costruita attorno alle vicende personali di quattro persone, che nell’ultimo episodio in qualche misura si sfiorano. C’è il marito tradito, il povero Mark Welch e la sua ricerca di una strada per recuperare la moglie, strada che quasi inevitabilmente lo conduce anche fuori strada; c’è la timida vergine sovrappeso Marla, che conosce una persona che per inesperienza crede l’uomo della vita, e che forse lo è proprio, ma di una vita reale, non quella vita piena di regole inderogabili che vivono i timidi; c’è il barman che mette incinta la moglie e cede alla pressione della collega. Ed infine, il personaggio centrale, la giovane Devon che, rifugiatasi dal vecchio zio, per fuggire una famiglia a dir poco assente, cerca di far saltar fuori un senso dalla sua vita di diciottenne.

Queste quattro storie e le varie deviazioni cui accennano riescono bene a ricreare la realtà della cittadina americana oggi, la scrittura è molto dettagliata, curata e riesce appieno a ricreare la psicologia dei personaggi. Unico neo, l’incapacità di immaginare una realtà più ampia, di inserire le vicende in un contesto che le arricchisca di significato.

Ma se non ci fosse altra realtà oltre a quella direttamente percepita? Non ci sarebbe forse nemmeno più amore; ci sarebbe solo l’amore sporco.

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