Recensione: Marelo Figueras, Kamchatka, L’asino d’oro,

Marelo Figueras, Kamchatka
L’asino d’oro, pp. 319, euro 14
Traduzione Gina Maneri

Oltre che sul tabellone del Risiko la Kamchatka esiste nel nord est della Russia. E’ una regione estremamente fredda, com’è ovvio aspettarsi, con poca popolazione e scarse risorse naturali, tutti elementi cheche incentivano ad una vita spartana. Mi pare un luogo coerente in cui vivere, per un bambino cresciuto durante la dittatura dei generali in Argentina.
La storia si svolge infatti nei pochi mesi immediatamente successivi alla presa del potere da parte di Videla. La famiglia del protagonista deve fuggire da Buenos Aires per ovvi motivi. Sono in quattro, papà, mamma, il fratello minore, detto Il nano, e il nostro narratore, che si ribattezzerà, giunto nella nuova casa. Si chiamerà Harry, come Houdini. Tutte le incertezze dovute alla perdita dei diritti civili che la dittatura militare comporta, filtrano attraverso i racconti di Harry, ma non ne costituiscono l’ossatura. Harry è un bambino, e vede il mondo con gli occhi di un bambino. Pur registrando la tensione crescente degli adulti Harry continua a pensare ai suoi amici e ai suoi giochi e cerca di mantenere il forte legame che lo unisce ai due genitori, rappresentanti tipici di un’intellighentia argentina che cerca di rimanere attiva anche sotto la dittatura. Ma essa, la dittatura, non ha metri umani per giudicare, vuole solo reprimere ed impedire. Il romanzo inizia con la fine, che è stata la fine di molti argentini (almeno 30.000 secondo i dati ufficiali), ovvero con la scomparsa dei genitori. Ma non è una scomparsa radicale, traumatica ed assoluta, non vengono buttati giù da un Hercules come piaceva a Videla, i due se ne vanno sulla loro 2 CV, lasciando i due bambini nelle mani del nonno. Che poi divengano desaparecidos o meno non è importante, ciò che conta è che, volontariamente, per evitare guai peggiori, lasciano soli i figli.
La storia narrata nel romanzo serve a preparare a questa separazione, ed è quindi anche un romanzo sulla crescita, che passa necessariamente attraverso le separazioni. Ormai adulto, il narratore ripensa a quegli anni dal freddo della simbolica regione in cui ha imparato a vivere, in tempi di crisi, giocando a Risiko con il padre.
La Kamchatka come rifugio estremo, del corpo e dello spirito.

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