Recensione: Luca Rastello, Piove all’insù, Bollati Boringhieri

Luca Rastello, Piove all’insù
Bollati Boringhieri, pp. 259, euro 18
Il tutto è il falso. Teniamo a mente questa frase di Adorno per leggere il romanzo di Luca Rastello, autore recentemente salito alla ribalta del mondo culturale italiano per il suo romanzo I buoni (ed. Chiarelettere). Questa frase significa che nessuna descrizione generale può essere vera sempre, se si vuole che le singole parti che compongono il generale restino autonome, ovvero che abbiano una verità propria. Queste due verità possono quindi essere contraddittorie, rappresentare l’una il falso dell’altra. Per questo, la descrizione degli anni ’70 a Torino, che è l’argomento del libro, è vera senza che la sua verità possa generalizzarsi a ciò che è successo in Italia in quegli anni; è una verità che suggerisce.

Il protagonista del romanzo, Pietro, è figlio di un ufficiale dell’esercito, una madre semplice e soccorrevole e parenti importanti. Con uno stile frammentario ma non caotico, l’autore ci racconto l’infanzia del protagonista e poi, man mano, gli anni della scuola media e poi il liceo, con il sottofondo storico di un’Italia scossa dall’eversione di destra e di sinistra. Siamo negli anni dal ’74 al ’78 quando Pietro entra nei gruppi di sinistra del Liceo, ma ci entra come ci poteva entrare il figlio della buona borghesia torinese che lui era. E quindi Pietro viene sfiorato da tutto e tutto descrive, permettendo a noi, i suoi lettori, di vedere quasi tutto, di intuire quello che è nascosto alla vista del ragazzo. E quello che il ragazzo non può vedere, ci viene descritto alla fine, in una specie di fuori scena quando l’autore ci parla del padre e dei suoi legami con i servizi segreti, quelli responsabili di Piazza Fontana e delle varie stragi che hanno costellato quegli anni in Italia.
Questo romanzo non vuole dare il senso degli anni della protesta giovanile in Italia; è una storia troppo legata a Torino, alle persone che la abitavano e alle esperienze del narratore con queste persone: soprattutto, al processo di lento allontanamento del figlio dal padre. E’ questo l’elemento di forza della letteratura. Tramite la sua capacità di ricostruire il particolare, se è buona letteratura, ci dà un’idea del generale. Noi non ci accorgiamo che il tutto è il falso, perché raramente riusciamo a vedere un particolare vero, visto che siamo, per comodità e condizionamento sociale, abituati a ricondurre il particolare al generale. Abituiamoci allora a leggere anche libri come questo, che alludono al vero senza indicarlo.
Piove all’insù, appunto.

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