Recensione: Tom Wolfe, Le ragioni del sangue, Mondadori

Tom Wolfe, Le ragioni del sangue
Mondadori, pp. 512
Traduzione Giuseppe Costignola
 
Tom Wolfe in questa sua ultima fatica affronta due argomenti centrali per la cultura americana e, di riflesso, per la cultura globale. Difficile dire quale dei due sia quello dominante. Si parte con la presentazione della bella Magdalena, che di lavoro fa l’infermiera presso lo studio del dottor Norman Lewis, psicologo specializzato in alterazioni della vita sessuale. Magdalena è la fidanzata di Nestor Camacho, un poliziotto che si occupa della vigilanza al porto di Miami. Tra i suoi compiti c’è la sorveglianza sugli sbarchi di immigrati clandestini da Cuba. A seguito di un suo rocambolesco intervento Nestor conosce John Smith, un giornalista. John Smith racconta la sua storia e lo coinvolge suo malgrado in un’altra faccenda, la provenienza e la ‘natura’ dei quadri che costituiscono il centro d’interesse del museo d’arte contemporanea della città. Questi quadri, del valore di 70 milioni di dollari, sono stati donati da un oligarca russo, mr. Koroliov.
Sesso e arte quindi, intrecciati e indissolubili in quest’epoca e in questa civiltà. I comportamenti estremi della classe dirigente stridono contro il buon senso delle persone comuni le quali però, ovviamente, non riescono del tutto a tirarsi fuori dall’irrazionalità dei primi. La disponibilità quasi illimitata di mezzi per vivere come meglio si preferisce, scardina qualunque accordo di decenza nella vita delle persone e, pur di continuare ad avere quella vita, ne accettano l’irragionevolezza come una conseguenza naturale. E l’arte è trascinata da questa irragione che nasce dalla vita sessuale. Diventa essa stessa inumana, veicolo solo di un valore economico la cui natura è affidata esclusivamente al giudizio dei critici.
Solo Nestor alla fine riuscirà a ricavare veramente qualcosa da tutta questa storia, e lo farà nell’unico modo possibile oggi, assecondando un giusto mezzo di istinto e controllo, la ragione del sangue appunto.

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