Recesnione: Dan Wells, Io non sono un serial killer, Fazi

Dan Wells, Io non sono un serial killer
Fazi, pp. 281. euro 16
Traduzione Giuseppe Marano e Marco Rossari
     Ambientare un romanzo per adolescenti in una cittadina americana oggi non è particolarmente facile se si vuole evitare di cadere nel banale. Don Wells riesce in parte nel difficile compito presentandoci un improbabile quindicenne, John Wayne Campbell, alle prese con una serie di omicidi che avvengono nella città dove abita; la cosa veramente originale non è che gli omicidi, come si scoprirà presto, sono compiuti da una specie di zombie che uccide le persone per impossessarsi di parti del loro corpo; è originale l’attività preferita di John nel tempo libero da scuola: aiutare la madre e la zia all’obitorio.
     L’attività che consente alla famiglia Campbell – zia Margaret, il figlio John e sua madre – di pagare le bollette e nutrirsi è infatti il trattamento post mortem dei cadaveri; e John è affascinato dal morto in sé, alla cui cura dedica tutta l’attenzione necessaria a distogliere la sua mente da pensieri nocivi verso gli altri. John è infatti un ragazzo definito ‘sociopatico’ e quindi in cura dallo psicologo della scuola, per la sua incapacità a stringere legami con gli altri. Dal suo relativo isolamento – John ha solo un amico, Max,– riesce a scoprire chi è il mostro. Non lo può però accusare, perché è un vecchio di 72 anni e non è credibile come responsabile degli efferati omicidi che stanno turbando la pace della cittadina. Parte allora una caccia all’uomo che si concluderà con una scena da film holliwodiano: dato che questo è il primo episodio di una trilogia, è probabile che il libro sia stato pensato già in vista di una sua probabile trasposizione su schermo.
     La caratteristica del libro che lo mantiene ad un livello accettabile quindi non è certo la trama, scontata e banale, quanto la capacità dell’autore di delineare alla perfezione una personalità da adolescente nevrotico. John è ossessionato dai suoi pensieri ricorrenti, ai quali risponde con regole ferree da applicare ai suoi stessi pensieri. Per affrontare il mostro è però necessario che queste regole siano momentaneamente accantonate, cosa che John fa, pur con i dovuti timori e tremori, riuscendo alla fine a vincere dove la polizia ha fallito, in perfetto stile americano. In un certo senso un romanzo di formazione adeguato ai tempi, ove lo scopo primario non è più trovare l’amore e quindi il significato del mondo, ma evitare di essere identificati con un serial killer.
     Sono proprio cambiati i tempi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *