Recensione: Roberto Bolano, Amuleto, Adelphi

Roberto Bolano, Amuleto

Adelphi, pp. 142, euro 15

Traduzione Ilide Carmignani

Poniamo che sei cileno e ti sei trasferito in Messico; poniamo che neanche in Messico c’è una situazione politica che si possa definire ottimale; poniamo allora che lasci il Messico per arrivare in Cile pochi giorni dopo che Pinochet s’è insediato. Allora vai a finire in galera. E poi riesci a scappare senza diventare un desaparecido. E allora torni in Messico e tutte queste esperienze confluiscono nella tua genialità, mi si permetta questo termine che, parlando di Bolano non è affatto esagerato; e poi queste esperienze le metti nei tuoi libri, che diventano in breve un modello per la letteratura.

Questo breve cappello solo per dire quanto si possa apprezzare questo autore cileno per le cose che scrive, benché queste cose abbiano un carattere fortemente locale, proprio perché il suo localismo si trasforma in universalismo in virtù della loro precisione. Ovvero, nelle parole di Auxilio, la protagonista di questo romanzo breve troviamo riassunta l’esperienza dei giovani poeti messicani che, sul finire degli anni ’60, cercarono di opporsi al trend dominante della cultura locale: il movimento si chiamava infrarealismo.

Proprio il realetroviamo, un reale valido per tutti, nelle parole di questa donna, giovane poetessa uruguayana, che si trova chiusa nei bagni del quarto piano dell’università il giorno che le forze armate messicane assaltarono gli studenti contestatari causando centinaia di morti. E’ il massacro di T. (http://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Tlatelolco).

 Questo momento costituisce il punto di vista privilegiato da cui Auxilio contempla il suo passato ed il suo futuro. C’è l’angelo della storia di Benjamin, ma c’è anche il marine di Vonnegut che vede i fatti svolgersi e non se ne occupa, sapendo che non può modificarli; c’è Borges che scrive per indicare la vita. E la vita di cui parla si svolge attorno al canto, al canto di speranza e desiderio che una generazione di giovani poeti ha lanciato dirigendosi verso il burrone che ha inghiottito tutti loro. Solo quel canto resta di quei poeti, che è un po’ il canto che la storia della letteratura lascia ad ogni nuovo letterato che nasce. Un canto che ciascuno è chiamato a raccogliere, ad usare come un portafortuna, come un amuleto.

Un nuovo significato per la cultura di ogni generazione.

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