Recensione: Alessandro Perissinotto, Semina il vento, Piemme

Alessandro Perissinotto, Semina il vento
Piemme, pp. 271, euro 16.50

     Credo di non ho mai preso in considerazione un libro della Piemme in tanti anni che scrivo recensioni per la libreria. Il motivo è semplice: la fascia di pubblico cui si rivolge questo editore ha gusti che potremmo definire nazionalpopolari. Niente di male (si fa per dire) ma non mi interessa, la letteratura è altro. Quando però ho visto che Alessandro Perissinotto aveva scritto un libro per questo editore la mia curiosità è stata risvegliata e così mi sono preso la briga di leggerlo.
     La trama è estremamente semplice. Giacomo Musso è un giovane italiano che lavora a Parigi. Qui si innamora della bellissima Shirin, figlia di professionisti persiani fuggiti in Francia per fuggire alla rivoluzione di Khomeini. Shirin è fidanzata, ma non va benissimo. Come da copione Giacomo riesce a togliere la bella al legittimo e, dopo un periodo di convivenza a Parigi, i due decidono di trasferirsi a Molini, il paese natale di Giacomo dove il nostro trova lavoro in un’improbabilissima scuola privata dove lui, come maestro unico, deve lavorare per un progetto educativo che faccia delle tradizioni il fulcro della didattica. A questo punto, prendendo a prestito la trama di Il vento fa il suo giro, osserviamo il lento sfaldarsi della solidarietà e volontà di accettazione che aveva accolto la giovane coppia al suo arrivo. Dal rifiuto del gruppo sociale consegue la crisi del legame di coppia. I nostri due eroi piano piano si allontanano fino ad un finale tragico che Giacomo ci racconta nel diario che sta scrivendo dalla galera, nella quale è stato recluso dopo che la moglie si è fatta esplodere nel municipio di Molini.
      Al di là della trama, banale e prevedibile ma appunto adatta al pubblico cui il libro si rivolge, vale la pena fare un paio di osservazioni. Perissinotto mi è noto sin da uno dei sui primi libri (La canzone di Colombano, Sellerio), una bellissima storia ambientata in Val d’Aosta. Dopo questo buon esordio ha proseguito passando ad un editore più importante (Rizzoli) ed è diventato un nome. Ora scrive questo libro per Piemme, dove mostra la natura puramente commerciale della scrittura. Pur volendo affrontare tematiche di un certo rilievo (razzismo, difficoltà dell’integrazione razziale, etc…) ha adattato la scrittura al pubblico che è il target della Piemme. Si tratta di una scrittura piana, mai difficoltà linguistiche, con pensieri brevi ed espliciti, in alcuni tratti didascalica. I redattori della Piemme hanno poi messo in copertina un accenno a Romeo e Giulietta, storia che non ha la minima attinenza con il romanzo. Ma tutto fa brodo. Lo scopo è di fare comprare il libro, per la casa editrice.
     Ma scopo dell’autore è anche che venga letto, e possibilmente apprezzato dai lettori potenziali. Un buon lavoro, seppur tra le parentesi della commercialità visibile, quello di Perissinotto, un tentativo di portare ad un pubblico più ampio una tematica rilevante unito ad un monito, per i lettori stessi o magari per tanti amministratori locali sui quali si chiude in tragedia il libro.
     Chi semina vento, raccoglie tempesta.

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