Recensioni: Paul Virilio, L’università del disastro, Cortina.

Paul Virilio, L’università del disastro
Cortina, pp. 155, euro 16.00
Traduzione Laura Odello

Un tempo comprendere era l’arte delle arti.
Adesso non basta più, bisogna indovinare.
Baltasar Gracian, cit., p. 119

L’impressione costante leggendo Paul Virilio è quella di un negativismo all’eccesso che però coglie nel segno. Mi spiego meglio. Virilio sembra avere abbandonato del tutto quella fiducia nella ragione che costituisce, secondo me, il punto d’identità forte dell’intellettuale postmoderno che voglia ancora definirsi tale. Solo seguendo i dettami di una ragione in essenza, ovvero qualitativa e quantitativa insieme, è possibile intravedere ancora una possibilità per la nostra Terra; ma il punto dolente sta proprio qui, ovvero nel fatto che la maggior parte dell’intellighentia si è lasciata irretire dai meccanismi del potere, dalle lusinghe del potere, che aveva tutti gli interessi a promuovere una visione della realtà che fosse solo quantitativa, numerica.

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Paul Virilio, L’arte dell’accecamento, Cortina

Paul Virilio, L’arte dell’accecamento
Cortina, pp. 88, euro 8.50
traduzione Rosella Prezzo

Come già per gli altri libri di Virilio che ho letto e presentato, anche questo si segnala per la lettura non facile. Una certa sinteticità del pensiero del filosofo ottiene l’effetto di illuminare le sue parole ma, nel contempo, offre il destro alla possibilità di far apparire confuso il testo al lettore vittima dell’incidente di cui si parla: “Con la ‘teleobiettività’, non soltanto i nostri occhi sono chiusi dallo schermo catodico, ma soprattutto non cerchiamo più di guardare, di vedere attorno e neppure davanti a noi, ma unicamente oltre l’orizzonte delle apparenze oggettive. E’ questa fatale distrazione a provocare l’attesa dell’inatteso: attesa paradossale, fatta di brama e di ansia, che il nostro filosofo del visibile e dell’invisibile (Merleau-Ponty) chiamava panico” (p.

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