Recensione: Paolo Nori, Una notte al museo russo

Paolo Nori
UNA NOTTE AL MUSEO RUSSO
Edizioni Laterza, pp. 129, € 15

Ogni volta che leggo un libro di Paolo Nori, che è uno scrittore italiano che ha scritto molti libri, sono subito contento, perché penso già alla recensione che potrò scrivere come Paolo Nori scrive i suoi libri, che è uno stile che a me piace molto, che mi ricorda i primi libri di Celati, libri che ho letto quando ero più giovane, andavo all’università ma non studiavo letteratura, tutt’altro, ma quel tutt’altro a me non piaceva più di tanto. Insomma, non è che non mi piacesse, ma lo studiavo come si leggono i romanzi, per vedere la storia che c’era dentro a quei libri, ma dato che era una materia che avrebbe dovuto portarmi a fare un lavoro, e leggere i romanzi non è proprio un lavoro, ecco che i miei anni di studio all’università non mi hanno fatto imparare un lavoro, anche se il lavoro che ho trovato, dopo, per caso, ha a che fare con la lettura dei libri, visto che io faccio il libraio. E già dall’incipit della recensione mi accorgo che la lettura del libro di Paolo Nori mi ha condizionato, perché sto parlando di fatti miei che non hanno niente a che vedere con il libro di Paolo Nori, che è il primo libro di una collana nuova di Laterza, una collana dedicata a scrittori che passano una notte dentro ad un museo, e Paolo Nori, per Laterza, avrebbe dovuto passare una notte all’Ermitage, uno dei musei più famosi della Russia, e del mondo, ma lui a Laterza ha risposto che no, lui non voleva scrivere un libro così, ma un libro su una notte passata dentro al Museo Russo, che, per chi non lo sa, quasi tutti credo, o forse addirittura tutti, è il museo, per Paolo Nori, più importante della Russia, perché è un museo interamente dedicato alla cultura russa. E qui si potrebbe aprire un lungo discorso su Paolo Nori e sul suo essere filorusso, un filorusso che ha paura della Russia, come tiene a specificare, ma lo tralasciamo, anche se però ci tengo a precisare che essere filorusso non significa tifare Russia, al calcio, alla pallacanestro o in altre situazioni che vedono contrapposta la Russia ad altri, e chi vuol capire capisca, ma semplicemente essere un ammiratore dei grandi della cultura russa, di Fëdor Dostoevskij, tanto per fare un nome, o di Anna Andreevna Achmatova, e di altri minori, meno famosi ma non per questo meno importanti per lui, ad esempio Charms e Davlatov, e il libro, in pratica, è la storia del suo viaggio a San Pietroburgo, Leningrado per i vecchi come me, e del suo tentativo di vedere ‘sto museo di notte. E in questo viaggio Paolo Nori, oltre che degli autori che lui tanto ama, parla anche della Russia di oggi, di come la gente giudica quello che sta succedendo, e offre una visione abbastanza diversa da quella dei mezzi di informazione dell’occidente, com’è ovvio, trattandosi di un filorusso, ma che è più diretta, più veritiera, ma solo perché più minuta, più particolare, e la verità è nel particolare, quasi mai nel generale, che è il parametro di giudizio dei mezzi di informazione affiliati a qualsiasi forma di potere. Chi leggerà il libro scoprirà le particolarità della Russia sia nella storia, culturale ma non solo, sia nella situazione attuale, ma verrà informato, a spizzichi e bocconi, che è un modo di dire desueto, ma mi pareva il caso di inserirlo, così, tanto per fare, anche della vita privata dell’autore, con accenni alla Togliatti, la ex moglie, e alla figlia Battaglia, che oramai sarà grande, visto è da anni presente nei libri di Paolo Nori. Che non è come essere Aimée Dostoevskaja, ma sei figlia di uno scrittore italiano, che scrive nel XXI secolo. Contentati.

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