Recensione: Alessandro Robecchi, Flora

Visto che è appena uscito ed è disponibile in libreria il nuovo episodio delle avventure di Carlo Monterossi (Pesci piccoli, ed. Sellerio), riassumiamo brevemente il precedente, per invogliare a leggere questi intriganti noir milanesi chi non l’avesse ancora fatto.

Alessandro Robecchi
FLORA
Edizioni Sellerio, pp. 365, € 15

Nella recensione al settimo episodio della saga scritta da Alessandro Robecchi avevo già fatto un mea culpa per non avere avuto la prontezza di seguire le vicende dall’inizio; dopo aver finito questo ottavo, non posso che ribadire il mio dispiacere ed invitare tutti a prendere in mano le vicende di Monterossi per avere sia alcune piacevoli ore di lettura sia alcuni suggerimenti, nel caso specifico, su vicende che hanno riguardato la cultura europea tra le due guerre. Il mistero attorno a cui si costruisce la vicenda si presenta all’inizio: Flora, la conduttrice del programma frutto del talento di Monterossi, ma della cui deriva lo stesso un po’ si vergogna pur ricavandone di che vivere in maniera tutt’altro che spartana, è rapita da un misterioso gruppo che si fa chiamare RDP e che inizia a diffondere messaggi ricattatori verso la società che produce lo show di Flora. Occorre evidentemente ritrovare la conduttrice. Il romanzo è lo svolgimento, mai lezioso né gratuito, di questo compito, che vede ottimamente intrecciati situazionismo, surrealismo e realtà dell’Italia contemporanea. Il due rapitori, Carlo e Bianca, inseguono un sogno – surrealismo – e lo vogliono realizzare con un’opera d’arte assolutamente vera e imprevedibile ma viva e reale – situazionismo – e quindi decidono di stravolgere la realtà fittizia in cui vive l’Italia televisiva. Se riusciranno nel loro scopo cosa otterranno? Un successo personale e, forse, il risveglio di qualche coscienza, non ultima quella del buon Monterossi.

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