Recensione: Joyce Carol Oates, Blonde

Joyce Carol Oates
BLONDE
Edizioni La nave di Teseo, € 20
Traduzione di Sergio Claudio Perroni

Questa recensione, scritta nel marzo 2021, è scritta perché l’inevitabile mi trovi preparato, ovvero, voglio avere una recensione inedita da pubblicare quando la Oates riceverà il nobel per la letteratura; oppure, se i saggi di Stoccolma tarderanno (cosa già successa per Philip Roth), in suo onore alla morte. Visto però che i nostri non se ne danno per inteso ve la propongo; non mancheranno altri libri della nostra di cui parlare.
Questo non è, ovviamente, il primo libro che leggo della sterminata produzione della Oates, che ha con ogni probabilità scritto più di Roth; è solo un’ulteriore prova della capacità che ha la letteratura, quando esce da menti preparate, di arricchire la realtà. Blonde infatti è un personaggio reale, è la bellissima Marylin Monroe, attrice di fama mondiale morta in circostanze non del tutto chiare. La Oates ricrea la vita di Marylin concedendosi delle libertà, come chiarisce nel preambolo. La letteratura non ha nessun interesse a raccontare la storia, perché il suo scopo è ricreare la storia per permettere a chi legge di scorgere la verità oltre i fatti. E la verità che scaturisce dalle oltre 1000 pagine di questo romanzo è che la rappresentazione che i mass media danno delle persone è sempre di comodo, non è mai attenta, non potendo forse riuscire in tale compito, a ricrearne le sfumature. L’infanzia travagliata di Marylin è quindi semplificata, con il passaggio da una famiglia affidataria al marito; il suo ingresso nel mondo dello spettacolo è frutto della sua tenacia, e non del caso e della benevolenza di uomini incontrati lungo il percorso; i suoi matrimoni sembrano solo pause che lei prende in attesa di un’ulteriore tappa; e la sua caduta è un mix in cui si incrociano la cattiveria di chi la circonda e la sua ingenuità. Tutte queste scorciatoie narrative rispetto alla realtà riescono a creare una Marylin completa, individuo reale e nel contempo archetipo: comunque molto più reale dell’immagine standard della bella donna sorridente con la gonna sollevata che ognuno di noi ha visto. La Oates ha la rara capacità di fornire un perché alle cose che accadono; un perché non imposto dalla trama, ma dal personaggio. Come Emma Bovary procede verso il proprio destino, Marylin Monroe descrive una parabola inevitabile, che la scrittura densa e attenta della Oates arricchisce di mille sfumature psicologiche. Trattandosi quindi di un personaggio che crea la sua storia, e non viceversa, di un personaggio inscatolato a forza in una storia, la lettura è particolarmente impegnativa, perché ogni riflessione, ogni incontro, ogni svolta oltrepassa il dato di fatto. Anche se si conosce, più o meno, la vita e il destino di Marylin Monroe, nelle pagine di questo romanzo c’è anche la vita di Norma Jeane Beker, il vero nome dell’attrice, una persona normale, che nella vita voleva solo uscire dallo schema della bella ragazza. Una donna che non si è accontentata di essere La Bionda.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *