Recensione: Domingo Villar, L’ultimo traghetto

Domingo Villar
L’ULTIMO TRAGHETTO
Edizioni Ponte alle grazie, pp. 631, € 18,50
Traduzione di Silvia Sichel

Nord della Spagna, Vigo per l’esattezza. In questa piccola città scompare una giovane insegnante. Il padre di lei, un famoso medico, il dottor Andrade, muove mari e monti perché la polizia la trovi. L’ispettore Leo Caldas deve occuparsi del caso. È così che inizia questo giallo, d’impianto classico, con un mistero all’inizio, una pistola cechoviana fatta balenare alle prime pagine, e poi una lenta e meticolosa ricerca degli indizi attraverso le vite minute di tutti i personaggi che lo popolano. Appassionante per gli appassionati del genere, intrigante per quanti non abbiano mai pensato di includere il nord della Spagna tra le possibili mete delle proprie vacanze, questo terzo episodio che vede per protagonista Leo Caldas si fa apprezzare per l’abilità dell’autore nel tenere in bilico il lettore. Le piste che si aprono all’investigazione sono molteplici, di tutte si trovano elementi a favore e contro, fino al colpo di scena finale dove un fatto, che pareva rientrare nella quotidianità dell’informazione, assume tutta l’importanza che l’abilità dell’autore ha saputo tenere nascosta.
E ci si ricorda della pistola.

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