Recensione: Gianfrancesco Turano, Pólemos

Gianfrancesco Turano
PÓLEMOS
Edizioni Giunti, pp. 408, € 18

Scrivere un romanzo storico su un periodo preciso della guerra che oppose Atene a Sparta fra il 431 e il 404 a.C. in maniera originale e colta: ecco lo splendido risultato che Gianfrancesco Turano ha ottenuto con questo Pólemos. Una guerra costante agita gli animi e i corpi dei personaggi che lottano in questi quattro anni nelle più disparate situazioni. Si parte da Mirrina, l’eleusina vergine ateniese che si finge uomo su una barca spartana e che viene salvata da Proclo, un giovane spartiate, quando la nave viene assalita dalla flotta ateniese. Si introduce poi nella vicenda Milone da Crotone, un commediografo un po’ in là con gli anni che continua a tenere desta la sua passione per i giovinetti variamente attratti dal fervido mondo delle arti nell’Atene di quegli anni. A questi tre personaggi gradualmente se ne aggiungono molti altri, a creare un complesso scenario nel quale, con stilemi presi a prestito dalle grandi tragedie greche di cui l’autore si dimostra esperto conoscitore, impariamo a conoscere e capire i motivi che spingevano – e tutt’ora spingono – all’azione non solo gli eroi, come vuole la tradizione scritta che è giunta fino a noi, ma anche la gente comune; coloro che per amore o per onore sono disposti a tutto non sono solo i semidei o i figli di nobili.
La lotta tra le due città stato sembra scomparire di fronte alle passioni di questi personaggi che affrontano ogni difficoltà, ogni imprevisto, pur di restare fedeli al proprio demone, sia esso odio o amore. Pólemos non abbandona mai l’uomo: tutto sta nel sopravvivere, e imparare.

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